L’Italia dei professionisti del Terzo Settore cresce

L’Istat ha diffuso i dati sul terzo settore relativi al 2017, viene fuori che; il non profit equivale al 9% delle imprese: 350mila istituzioni attive con 845mila dipendenti, numeri che evidenziano una crescita del 2,2% in un anno; centri di accoglienza nelle parrocchie, cooperative che trasformano la solidarietà in un volano per l’economia, enti per il sostegno agli indigenti, con attività in cultura, sport e ricreazione che rappresentano i due terzi del settore.

Il concetto di terzo settore (o non-profit) deriva dalla considerazione dell’esistenza nel sistema economico e sociale di un primo settore, (lo Stato), di un secondo (il mercato). Treccani identifica terzo settore con l’insieme di attività produttive che non rientrano né nella sfera dell’impresa capitalistica tradizionale (non ricercano  profitto), né in quella delle ordinarie amministrazioni pubbliche, trattasi di attività di proprietà privata.

I settori cultura, sport e ricreazione raccolgono quasi due terzi delle unità (64,5%), seguito da assistenza sociale e protezione civile (9,2%). “Rispetto al 2016, aumentano per tutte le forme giuridiche, in misura più accentuata per le associazioni (+2%) e con l’eccezione delle fondazioni, in lieve diminuzione (-0,9%).

L’associazione raggruppa la quota maggiore di istituzioni (85,1%), staccate ci sono cooperative sociali (4,5%) e  fondazioni (2,1%).

Uno studio della Johns Hopkins University su 35 Paesi industrializzati, in via di sviluppo e in transizione, mostra che il totale delle spese del terzo settore rappresenta il 5,1% del pil dei 35 Paesi, mentre la forza lavoro copre il 4,4% della popolazione economicamente attiva, con 39,5 milioni di lavoratori equivalenti a tempo pieno, dei quali 22,7 milioni remunerati (57,5%) e 16,8 milioni volontari (42,5%). Il numero complessivo dei volontari (a tempo pieno o parziale) raggiunge i 190 milioni (il 20% della popolazione adulta).

La distribuzione della forza lavoro in base al campo di attività per 32 Paesi è la seguente: 23% istruzione, 19%  servizi sociali, 19% cultura, 14% sanità, 8% sviluppo, e il restante 17% disperso in campi minori di questi il 63,3%  fornisce beni e servizi materiali, il 32,4% offre consulenze e servizi immateriali (difesa dei diritti, promozione di idee ecc.), e il 4,3% si distribuisce tra l’attività delle fondazioni, della cooperazione con l’estero e altro.

L’attività del terzo settore viene finanziata per il 53,4% attraverso tariffe, per il 34,9% attraverso sussidi o acquisti di beni e servizi da parte delle amministrazioni pubbliche, e per il rimanente 11,7% attraverso libere donazioni di cittadini e istituzioni private

In Italia ci sono più di 350mila realtà, il 2,2% in più rispetto al 2016, che impiegano quasi 845mila dipendenti (+3,9% nel 2017 rispetto all’anno precedente). Di conseguenza, aumenta la rilevanza del non profit nel sistema produttivo italiano che passa dal 5,8% del 2001 all’8% del 2017 per numero di unità e dal 4,8% del 2001 al 7% del 2017 per numero di dipendenti. I settori cultura, sport e ricreazione raccolgono quasi due terzi del totale (64,5%), seguiti da assistenza sociale e protezione civile (9,2%). “Rispetto al 2016, la crescita del numero di istituzioni risulta più sostenuta al Sud (+3,1%), nel Nord-Ovest (+2,4%) e al Centro (+2,3%) – riferisce Avvenire -. Le regioni più dinamiche sono Campania e Molise, in flessione invece Sardegna e Puglia. La localizzazione si conferma con oltre il 50% attive nelle regioni del Nord, contro il 26,7% dell’Italia meridionale e insulare.

L’economista Stefano Zamagni, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali. ed ex presidente dell’Agenzia per il terzo settore, interpreta l’emersione del terzo settore come un progetto di “economia civile” capace di incoraggiare quei processi di “reciprocità istituzionale” necessari alla promozione del “coordinamento orizzontale” della società.

Papa Francesco in un intervista diceva: “Manca la coscienza di un’origine comune, di un’appartenenza a una radice comune di umanità e di un futuro da costruire insieme. Questa consapevolezza di base permetterebbe lo sviluppo di nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita”. “ superamento della distinzione rigida tra realtà votate al guadagno e quelle improntate non all’esclusivo meccanismo dei profitti, lasciando un ampio spazio ad attività che costituiscono e ampliano il cosiddetto terzo settore”. Ricorda Papa Francesco “l’attività economica non riguarda solo il profitto ma comprende relazioni e significati. Il mondo economico, se non viene ridotto a pura questione tecnica, contiene non solo la conoscenza del come (competenze) ma anche del perché (significati). Una sana economia pertanto non è mai slegata dal significato di ciò che si produce e l’agire economico è sempre un fatto etico.

Alfredo Magnifico

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