L’intervento/Un consiglio per tirare il Mezzogiorno fuori dal pantano

Ho avuto il compito di guidare una federazione sindacale in Molise per una decina d’anni, durante la mia permanenza ho visto chiudere le aziende come foglie che cadono in autunno, mi sono sempre domandato è colpa dell’economia malandato o di impossibilità di raggiungere i posti per mancanza di infrastrutture o.. colpa di una classe politica che non brilla di luce propria, inetta incapace, vanagloriosa inesistente.

Ho visto cadere l’ITTIERRE, l’Arena, lo zuccherificio, la DR che non assemblava più, a una a una hanno chiuso le fabbrichette del nucleo industriale di Pozzilli e tante attività produttive, commerciali e culturali, si è lasciato spazio alla desertificazione.

Come il Molise tutto il il Mezzogiorno, abbandona e chiude le poche attività e i giovani prendono il volo verso lidi più accoglienti, infatti nel 2019,il Sud rappresentava il 22% del PIL nazionale, la situazione si è particolarmente aggravata nel 2020/21 in seguito alla pandemia.

L’occupazione del Mezzogiorno è inferiore in generale a quella delle altre regioni, salvo l’Abruzzo che è superiore alla media nazionale, in particolare quando si parla di donne.

L’occupazione femminile persa nella media dei primi tre trimestri 2020 è stata superiore a quella creata negli undici anni precedenti, meno 94 mila unità a fronte di più 89 mila assunzioni tra il 2008 ed il 2019).

In aumento il numero di giovani tra i 15 e i 34 anni senza istruzione, occupazione o formazione (Neet): la quota di Neet tra i 25-29 anni nel Mezzogiorno nel 2020 è pari al 45,4%, mentre al Nord è pari al 21,4%.

Un quadro generale al quale si affiancano cluster territoriali con un certo dinamismo sulle tematiche dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione.

Nel 2021 la Sardegna e la Campania risultano tra le regioni più attive in Italia per investimenti in ricerca e sviluppo nel settore pubblico.

L’Abruzzo mostra un indice di occupazione in imprese innovative superiore alla media nazionale (160,2 rispetto a 138,9).

La Campania è una delle regioni dove nascono più startup innovative (oltre 62mila, seconda solo alla Lombardia che ne conta oltre 67mila).

Un trend positivo nello sviluppare innovazioni di prodotto e di processo è quello mostrato dalla regione Basilicata, in ascesa nel panorama nazionale, che negli ultimi anni sta dimostrando dei validi tentativi di crescita, testimoniata da alcuni casi di eccellenza che confermano la progettualità del territorio, dal punto di vista sia formativo che produttivo.

Le soluzioni di Ernst & Young e Luiss Business School per un rilancio del Mezzogiorno d’Italia  si sostanziano:

·         nell’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo, identificando le specificità e vocazioni dei territori;

·         nel rafforzamento degli ecosistemi per l’innovazione, attraverso misure in grado di supportare la creazione di incubatori ed acceleratori di impresa;

·         nella valorizzazione del capitale umano, creando partnership tra Università, enti di formazione e tessuto produttivo;

·         nel rilancio dell’attrattività del Sud, attraverso investimenti duraturi, mantenimento dei talenti sul territorio e promozione dell’investimento in infrastrutture digitali soprattutto per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione: già propense all’innovazione in particolare Campania, Sicilia, Sardegna, Puglia e Abruzzo che sono tra le regioni più attive nel Paese nella spesa in ricerca e sviluppo nel settore pubblico.

Senza un rilancio del Sud non c’è vera ripresa per l’Italia,i fondi del PNRR si spera siano finalizzati alla crescita e non a rivoli di finanziamento alla malavita, gestiti da una classe politica inetta, incapace ed a volte affiliata, a governare piani e spese si spera che il dottor Draghi nomini un generale della Finanza e uno dell’esercito a sovrintendere progetti e spese, conoscendo il livello della classe politica è il consiglio più spassionato che si possa dare.

Alfredo Magnifico

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