Lavoro/ Sesto sciopero del personale autista tpl della ditta Atm Spa

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato congiunto di Faisa – Cisal e UGLa
Ancora una volta gli autisti dell’ATM spa sono costretti ad una nuova protesta nei confronti della società. Una protesta che, in definitiva, li vede succubi non solo della testardaggine della società nell’imporre situazioni assurde e pericolose, ma anche dell’inerzia delle inefficienti istituzioni pubbliche.
Il cronico ritardo del pagamento della retribuzione, a fronte di un contributo pubblico generoso e puntuale, è inspiegabile ed impunito (qualcuno lamenta ancora il pagamento della 14° mensilità, scaduta il 20/7/22).
Inoltre, la riduzione dei riposi settimanali da parte della società ATM spa ha, di fatto, abolito un regolamento europeo (561/06), il D.Lgs n.234/07, nonché l’art.174 del C.d.S., tutte norme emanate in funzione della sicurezza del trasporto,
Tale decisione aziendale è supportata, a giustificazione, dalle presenza delle numerose fermate illegittime (99%) esistenti in Regione, le quali, secondo la società, riducono la “tratta”, non più superiore ai 50 km, e permettono di “riposare”, quindi renderebbero il mestiere meno “usurante”. Tale tesi deriva da una incauta sentenza del Tribunale di Campobasso.
In pratica, l’autista viola il C.d.S. fermando dove non è ammesso ed, in cambio, gli viene ridotto il riposo settimanale, perché ha osservato le disposizioni regionali ed aziendali e non il C.d. S.. Il tutto, con una doppia illegalità, a scapito della sicurezza.
Eppure le norme sono inequivocabili e nemmeno contestate durante le numerose riunioni avute in prefettura.
Non riportiamo nemmeno tutte le ragioni che ci supportano nella decisione di protestare, ma contrariamente alla tesi aziendale è sufficiente citare che l’autista di autobus è considerato mestiere “usurante” dalla legge, non lo è l’autista dei camions che fa lunghi percorsi senza fermate, che il regolamento europeo, applicabile ai “riposi” in questione, specifica “ … Per servizi regolari si intendono i servizi che assicurano il trasporto di viaggiatori con una frequenza e su un itinerario determinati e che possono prendere a bordo e deporre i viaggiatori alle fermate preventivamente stabilite” (quindi senza nessun riferimento alla “tratta” esistente fra due fermate di servizio), che il regolamento originale in
inglese cita la parola “route”, cioè percorso od itinerario, non “tratta”, che la stessa C.E., nello studio commissionato (Trace), indica chiaramente che è del percorso intero che deve tenersi conto per la lunghezza superiore ai 50 km di raggio.
In merito alla sentenza, ci basta osservare che non è stata presa in considerazione nemmeno dalle associazioni nazionali datoriali, ne avrebbero potuto trarre enorme vantaggio in tema di riduzione di personale.
Evidentemente, tutta la questione della sicurezza pubblica nel settore trasporti, in Molise, non è degna di tutela e si demanda solo agli autisti la
responsabilità di eventuali incidenti.
Del resto basterebbe osservare i rimedi non cercati nelle numerose ed illecite situazioni cui sono costretti ad operare gli autisti di autobus. A titolo di esempio, citiamo le più macroscopiche, come abbiamo dimostrato nei video già inviati:
 Il passaggio dell’autobus nel budello di Roccavivara, una strada priva delle misure necessarie al passaggio dell’autobus;
 La manovra in retromarcia nel paese di Belmonte del Sannio, una manovra vietata perché fatta in condizioni di non visibilità;
 La fermata al BV di Trivento, la cui somma di violazioni, probabilmente, sarebbe sufficiente a far ritirare la patente, specialmente la
manovra d’inversione nell’intersezione e su striscia continua.
La regione sta diventando una “zona franca” rispetto all’applicazione di norme di sicurezza (CdS), oltre ad un potenziale pericolo per
la sicurezza dei trasporti e per la pubblica incolumità.
p. LE SEGRETERIE REGIONALI – Emilio Santangelo Nicolino Libertone

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