L’Istat nel mese di luglio ha certificato tredicimila occupati in più in un mese, dopo i sedicimila aggiuntivi di giugno.
Il dato totale dei posti di lavoro sale e tocca il nuovo record di ventiquattro milioni e 217000, con il tasso di occupazione al 62,8% e con la disoccupazione che è scesa al 6%.
Ma resta e si amplia il buco nero del mercato del lavoro italiano: il tasso di inattività sale ancora al 33,2% a livelli record in Europa.
Il trend è veramente preoccupante, dati Istat sul lavoro: la crescita degli inattivi tra i 25 e i 34 anni, riguarda i giovani scoraggiati, che un lavoro non ce l’hanno e hanno smesso di cercarlo, appartenenti proprio a quella fascia d’età che, dopo gli studi, dovrebbe segnare l’ingresso nel mercato del lavoro e avviare le prime fasi della carriera.
A luglio, tra i 25 e i 34 anni, si contano 41.000 inattivi in più, a giugno nella stessa fascia erano 32.000 in più. In due mesi oltre settantamila, a maggio, i 25-34enni disoccupati erano aumentati di quarantaduemila unità, ma i disoccupati sono coloro che un lavoro non ce l’hanno, magari l’hanno perso, ma ne cercano ancora uno nuovo, in effetti nel mese ad aprile, si contavano ben 53.000 occupati in più solo in questo range d’età.
Ora, invece, sembra che chi era alla ricerca di un lavoro, non trovandolo, ha smesso di cercarlo, a guardare i dati, potrebbe trattarsi di contratti a termine non rinnovati, ovvero, quelle tipologie che si concentrano proprio in questa fascia della vita lavorativa e che nei momenti di incertezza economica ,come quello attuale, tra dazi e tensioni internazionali, sono di solito sempre i primi a pagare pegno.
Nell’ultimo trimestre, rispetto al precedente, si contano 46.000 contratti a tempo determinato in meno, mentre sono aumentati i contratti a tempo indeterminato (+30.000) e gli autonomi (+67,000), a luglio i contratti a termine sono tornati a salire, più 17.000, ma dopo il tonfo di meno 78.000 di giugno.
I contratti a tempo indeterminato, più diffusi tra i lavoratori anziani, continuano a salire: in un anno sono 351.000 in più, a fronte di un calo di 188.000 dei contratti a termine.
La fascia 25-34 anni, in un anno ha visto peggiorate le sue fragilità: ci sono 23.000 inattivi in più, 40.000 disoccupati in meno e solo 6.000 occupati in più, mentre tra gli over 50, tra aumento dell’età pensionabile e pensionati lavoratori, si contano ben 408.000 occupati aggiuntivi e 68.000 inattivi in meno.
Al netto dell’invecchiamento della popolazione e della carenza di giovani, è evidente la polarizzazione generazionale: tra gli under 35 gli occupati segnano un -0,7%, tra gli over 50 si registra un +2,3%.
L’Istat certifica che l’aumento degli inattivi a luglio è concentrato unicamente tra le donne, con più 60.000 in un mese, mentre tra gli uomini sono 30.000 in meno, il mese precedente gli inattivi erano cresciuti solo tra gli uomini (+78mila), mentre tra le donne erano calati (meno 10 mila), il tasso di inattività scende dello 0,2% tra i maschi, mentre resta stabile tra le femmine.
La vera distanza si nota anche nell’ aumento dell’occupazione tra uomini e donne in un anno: gli occupati sono 198 mila in più (+0,8%), le occupate solo 20mila in più (+0,1%), è evidente che c’è una parte della forza lavoro che trova un impiego e un’altra grande fetta che invece non lo trova o ci rinuncia, o magari non solo perché non lo trova, ma forse anche perché, a fronte di bassi salari, a conti fatti risulta più conveniente rinunciare, questi sono soprattutto giovani e donne tra i 25 e i 34 anni, proprio nel momento della vita in cui più si fanno progetti di vita e di lavoro.
Alfredo Magnifico