La riflessione/ Serve intraprendere un serio percorso di politiche attive del lavoro

Le esigenze del mercato del lavoro sono in continua evoluzione, ma, oggi manca un soggetto in grado di intercettare; le esigenze delle aziende, incanalare la manodopera e di conseguenza aiutare chi è alla ricerca di lavoro verso il percorso adeguato. In un momento post pandemico, di grande transizione economica, con una crisi che non è generalizzata ma settoriale, molti lavoratori, espulsi dal loro posto di lavoro, avranno bisogno di ricollocarsi, tanti di questi dovranno aggiornare le proprie competenze, in linea con la rivoluzione verde e digitale in corso. A colmare il baratro creatosi nel far incontrare domanda e offerta di lavoro risponderebbe appieno il percorso di politiche attive, partendo dalla conoscenza dei territori e dalle esigenze delle diverse aree economiche e produttive del Paese ,con il vantaggio che, laddove sia necessario, i candidati dovrebbero essere inseriti in percorsi di qualificazione/riqualificazione e aggiornamento  professionale in linea con le richieste del mercato del Lavoro. Mappando i territori e le aree industriali, non i navigator ma operatori esperti dovrebbero essere messi alle linee di regia per individuare le professionalità necessarie al momento economico e alle esigenze delle aziende, in poche parole mettere in contatto domanda e offerta di lavoro, evitando, possibilmente, le agenzie di collocazioni  indirette o di somministrazione, e attuando un servizio di ricerca, selezione e collocazione, per un percorso di inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro senza alcun costo.

Si dovrebbe partire da una fase di valutazione per misurare le competenze possedute e verificare se sono spendibili sul mercato, il lavoratore che necessiti invece di una riqualificazione rispetto all’attività desiderata o alla domanda del territorio di riferimento, dovrebbe essere avviato ad un percorso di formazione, necessaria alla riqualificazione, che incroci l’analisi individuale del candidato con quella dell’area geografica e del settore di riferimento, concordando con il candidato il percorso più adatto per cucire un abito nuovo su misura, partendo dai desiderata del candidato e per orientarsi verso il concreto inserimento nel mondo del lavoro, alla fine del percorso, il candidato si ritroverà con competenze professionali nuove che lo metterebbero in condizione di aumentare le opportunità di trovare un lavoro.

In una fase storica come quella odierna, equiparabile al post guerra, vede questi percorsi sempre più necessari, in un Paese che soffre l’annoso problema del disequilibrio di competenze tra domanda e offerta di lavoro. In questo momento di grandi transizioni economiche e di cospicui investimenti dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, diversi settori, dalla manifattura all’edilizia, lamentano la carenza di manodopera specializzata. In Italia esiste un gap evidente tra la formazione e i bisogni delle aree industriali, una lacuna che può essere colmata dalle politiche attive, grazie alla raccolta di informazioni in qualsiasi settore, con conoscenza così ampia di quelle che sono le esigenze del mercato, penso ai giovani all’uscita dai percorsi scolastici o universitari, che non hanno nessun approccio con il mondo del lavoro, o ai lavoratori senior che hanno bisogno di aggiornarsi.

Le generazioni più adulte non hanno, in questo momento, la capacità di colmare i gap formativi che prevedono competenze digitali e specifiche skill professionali, per questi c’è l’esigenza di fornire percorsi di aggiornamenti virtuosi che abbiano pari dignità rispetto a quelli forniti alle generazioni più giovani, senza dimenticare poi che «un lavoratore che passa da un percorso di politiche attive porta in dote incentivi molto importanti per le aziende.

Alfredo Magnifico

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