Secondo un’ indagine condotta da Hays solo sei italiani su dieci dichiarano di essere soddisfatti del proprio impiego.
Il data vede l’Italia tra gli ultimi posti in una classifica mondiale che vede la Repubblica Ceca al 79%,la Tailandia al 76%,il regno unito al 71% seguono Colombia, Messico, Irlanda, Canada, l’Italia si piazza al 60% poco su Stati uniti 59% e Portogallo 52%.
Questa insoddisfazione genera aziende poco produttive e meno innovative.
Oggi le persone cercano luoghi di lavoro in grado di valorizzare competenze, benessere e aspirazioni, dove non ci sono i lavoratori si sentono scontenti e a disagio.
Servirebbero imprese che si orientino su modelli organizzativi che mettono al primo piano le esigenze primarie del lavoratore, con equilibrio tra vita privata e lavoro con percorsi di crescita reale.
Anche Eudaimon e Censis nel loro ottavo rapporto riportano che i giovani inseguono più salute, serenità e tempo libero che stipendi stellari,in sintesi amano essere considerati e valorizzati in base alle loro capacità.
Serve tenere in considerazione che il mondo è cambiato e con esso il modo di lavorare, vivere e relazionarsi, ci si guarda di più dentro e la domanda che ci si pone è ciò che faccio vale la pena? Mi fa stare bene o posso cercare di meglio?
Alla crisi della famiglia e della casa di proprietà si aggiunge anche se è questo il lavoro della mia vita.
Riscoprire che le certezze di ieri oggi cadono in frantumi,il mondo è diverso più flessibile, meno fisso, più incerto,per noi boomer, anziani,la sfida è comprendere e accettare,senza troppi se e senza troppi ma.
Alfredo Magnifico