In tre anni l’Italia è arretrata su diritti e libertà

Il rapporto di Amnesty International del 2025 evidenzia un arretramento dei diritti umani in Italia dall’inizio della XIX legislatura e dall’insediamento del governo guidato da Giorgia Meloni.

L’analisi sottolinea una linea politica, fortemente, polarizzata su temi della sicurezza, della migrazione e delle crisi internazionali, accompagnata da scelte legislative che hanno progressivamente ristretto lo spazio civico e indebolito le garanzie democratiche.

Dal primo “decreto-rave” dell’ottobre 2022 fino alla conversione del “decreto sicurezza”, il governo ha fatto ricorso in modo sistematico alla decretazione d’urgenza per introdurre norme restrittive, inasprire le pene e introdurre quattordici nuove fattispecie di reato, in larga parte legate a manifestazioni di dissenso che rappresentano un chiaro campanello d’allarme.

La normativa approvata in tema di sicurezza è il sintomo che l’autoritarismo cerca di prendere piede anche nel nostro paese, per l’uso eccessivo della forza e per il ricorso ai fogli di via contro gli attivisti di manifestazioni.

Amnesty International critica duramente l’accordo tra Italia e Albania per la realizzazione di centri destinati al trasferimento di persone migranti poiché il protocollo è “illegale e costoso” e viene mantenuto nonostante numerose pronunce di illegittimità da parte delle corti italiane ed europee, accordo che ha impegnato enormi risorse pubbliche per un accordo che viola il diritto internazionale” e persevera in una strategia contraria agli obblighi di tutela delle persone in cerca di protezione e  delegittima la giustizia internazionale.

Un clamoroso atto di disprezzo è ritenuto l’atteggiamento indulgente verso il governo israeliano e la critica “esplicita” alla Corte penale internazionale, per il caso del ricercato Almasri,

Amnesty rimarca che, nel biennio 2023-2024, la povertà assoluta è rimasta stabile ma su livelli allarmanti, coinvolge circa 2,2 milioni di famiglie e quasi 5,7 milioni di persone ed evidenzia come l’incidenza della povertà sia cresciuta in modo sproporzionato tra le famiglie con almeno un cittadino straniero, superando il 35% nel 2024, e chiede politiche strutturali capaci di garantire il diritto a un alloggio adeguato e a una protezione sociale efficace, per evitare che le persone più vulnerabili scivolino sotto la soglia di povertà.

Il diritto alla salute è fortemente compromesso tanto che nel 2024, secondo il rapporto, 5,8 milioni di persone hanno rinunciato a visite e accertamenti per: ragioni economiche, lunghe liste d’attesa o difficoltà di accesso ai servizi, soprattutto nel Sud Italia.

L’organizzazione segnala un elevatissima percentuale di obiettori di coscienza tra i ginecologi, con picchi superiori all’80% in alcune regioni, e la conseguente difficoltà di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, soprattutto nel Mezzogiorno, per cui, la progressiva marginalizzazione dei consultori familiari e l’ingresso di associazioni anti-scelta nelle strutture sanitarie pubbliche rappresenta un ostacolo all’applicazione della legge 194.

Amnesty critica lo stop alla riforma della normativa sullo stupro basata sul principio del consenso. “Sembrava che il Senato potesse colmare dodici anni di ritardo rispetto agli obblighi della Convenzione di Istanbul ma il voto finale è stato bloccato e rinviato e inoltra segnala un persistente vuoto normativo e un clima politico ostile, caratterizzato da continui attacchi ai diritti delle famiglie omogenitoriali e ai percorsi di affermazione di genere, anche per i minori.

Particolarmente critica, secondo l’organizzazione, è la scelta di rendere la gestazione per altri un reato perseguibile universalmente. Amnesty sottolinea che il mancato riconoscimento giuridico del genitore intenzionale discrimina le famiglie omogenitoriali e nega ai minori piena tutela dei loro diritti, nonostante i richiami della Corte costituzionale e della giurisprudenza europea.

Amnesty International denuncia infine l’offensiva politica contro le cosiddette “teorie gender”, ritenuta funzionale a rafforzare stereotipi e discriminazioni. Le proposte di limitare l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole vengono giudicate dall’organizzazione come un grave rischio per il diritto all’educazione inclusiva e per la prevenzione della violenza e del bullismo.

Il rapporto conclude che il Governo Meloni ha adottato leggi e politiche che restringono lo spazio civico, colpiscono il dissenso e prendono di mira gruppi e identità marginalizzate.

Alfredo Magnifico

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