In Italia 90 mila imprese rischiano di chiudere e 20 mila non nascono a causa del coronavirus

Confesercenti lancia l’allarme sulle mancate aperture, e sui rischi di chiusura, la scena che si vede in giro è traumatica; saracinesche abbassate, lucchetti alle inferriate, porte serrate, fogli di giornale su vetrine di attività abbandonate.

Nel commercio e nel turismo sono circa 90.000 le imprese che ipotizzano di chiudere i battenti entro la fine dell’anno: bar, ristoranti, negozi, B&B che dopo la quarantena non sono riusciti a ripartire, oggi lo spettro di nuovi contagi minaccia chi a fatica si è rimesso in pista, inoltre sono oltre 20.000  le attività che nel corso di quest’anno non vedranno  la luce a causa della pandemia.

Si tratta di una mazzata, senza precedenti, sia al lavoro autonomo che al lavoro dipendente: tra le attività che proveranno a resistere quattro su dieci segnalano la necessità di ridurre il personale

Per aprire un’attività bisogna investire risorse, valutare prospettive di breve periodo (uno-due anni), ma, il momento di profonda incertezza che stiamo viviamo ostacola qualsiasi tipo di investimento per un’imprenditore  piccolo o medio.

I dati di Unioncamere dicono che nei primi sei mesi dell’anno nel commercio al dettaglio e nei pubblici esercizi ci sono 9.000 neo-imprese in meno rispetto allo stesso periodo di un anno fa, un fenomeno che si è intensificato con il lockdown,durante il quale, c’è stato un risparmio forzoso perché i negozi erano chiusi e la gente è rimasta in casa ,alla riapertura, per l’incertezza, la spesa è stata graduale, per questo i consumi non sono mai davvero ripartiti sia per i consumatori, sia per i piccoli imprenditori.

La chiusura di un’attività è un evento molto traumatico, il piccolo imprenditore prima di abbassare la saracinesca, cerca di stringere i denti il più possibile, anche di fronte a una riduzione di reddito, ancora più traumatico per gli  imprenditori ultra cinquantenni che ci pensano cento volte prima di decidere di smettere, stringono la cinghia il più possibile, magari aspettano qualche settimana o qualche mese in più perché non hanno molte alternative sul mercato, ma con i mesi che passano e l’incertezza che resta “in molti perdono la speranza di potercela fare.

Alfredo Magnifico

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