Il problema del mercato del lavoro? Troppi lavoratori sovra istruiti

Da un’indagine della Cgia di Mestre risultano oltre 5.800.000 occupati sovra istruiti presenti in Italia, il numero da 10 anni è in costante aumento, parliamo di lavoratori che svolgono una professione per la quale il titolo di studio richiesto è inferiore a quello posseduto.

Nel 2019 la percentuale di occupati con diploma di scuola media superiore o una laurea erano poco meno del 25% del totale degli occupati, negli ultimi 10 anni il numero di sovra istruiti è cresciuto del 30%, l’anno scorso è salita al 40%.

L’incremento di sovra istruiti è dovuto alla mancata corrispondenza tra competenze specialistiche richieste dalle aziende e quelle possedute dai candidati.

Con il ricambio generazionale di questi anni sono usciti dal mercato del lavoro tanti over 60 con istruzione bassa, rimpiazzati da giovani diplomati o laureati senza alcuna esperienza professionale alle spalle.

La sovra istruzione spesso attiva meccanismi di demotivazione e di scoramento che condizionano negativamente il livello di produttività del lavoratore interessato e di conseguenza dell’azienda in cui è occupato, sebbene il fenomeno di sovra istruiti siano in costante ascesa continuiamo ad essere tra i meno scolarizzati d’Europa.

L’anno scorso la quota di popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni in possesso di titolo di studio secondario superiore era del 62,2%, decisamente inferiore a quello medio dell’Unione Europea a 28, pari al 78,8% e a quello di alcuni tra i nostri principali competitor.  Non meno ampio il divario della percentuale di coloro che hanno conseguito un titolo di studio terziario nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni, nel 2019 era il 19,6%, mentre la media europea è attestata al 33,2.

Sebbene negli ultimi anni ci sia stata una contrazione del fenomeno, un elevato numero di giovani continua a lasciare prematuramente la scuola dell’obbligo, concorrendo ad aumentare la disoccupazione giovanile, con alto rischio di povertà ed esclusione sociale, nel 2019 l’abbandono scolastico è stato del 13,5% (561 mila giovani).

Nonostante la disoccupazione giovanile alta, il livello di istruzione al di sotto degli standard europei e l’abbandono scolastico sostenuto, anche nel pieno della fase Covid le imprese hanno avuto difficoltà a trovare personale.

Delle 200 mila assunzioni previste ad agosto, sebbene sia un mese particolare, da indagine condotta da Unioncamere e Anpal, il 30% è stato di difficile reperimento, con punte del 39,6% in Friuli Venezia Giulia, del 38,1% in Umbria, del 37,6% in Veneto e del 37,5% in Trentino Alto Adige.

Tra le professioni non facili da reperire si segnalano meccanici artigiani, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (53,5%), artigiani e operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni (43,1%) e gli autisti di bus e mezzi pesanti (42,5%).

Nel momento in cui si progetta una ripartenza post Covid e si ipotizza un investimento sull’ istruzione, mi permetterei di suggerire di reintrodurre i famosi istituti tecnici industriali che sopperiscano alla carenza di manodopera specializzata e contraggano gli abbandoni scolastici.

Alfredo Magnifico

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