Il baratro del lavoro: Occorre prolungare il blocco dei licenziamenti sino a Pandemia conclusa

Ho seguito con ansia il confronto, tra Sindacato e il Governo, sulla proroga della cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti, dopo ore di trattativa molto distanti le posizioni espresse, i sindacati hanno proposto una soluzione che le ulteriori 18 settimane di Cassa Integrazione annunciate dal Governo e il blocco dei licenziamenti devono camminare di pari passo, la palla è stata rinviata al Presidente del Consiglio sulla manovra economica e sui fondi europei.

Occorre prolungare il blocco dei licenziamenti sino a Pandemia conclusa, anche se Confindustria vorrebbe eliminarlo subito e il governo è orientato ad arrivare a fine gennaio, ipotesi prevista per scadenza dello stato d’emergenza.

Il divieto di licenziamento è stato introdotto all’inizio della pandemia per le imprese che usano la cassa integrazione, in futuro, non potranno farlo solo le imprese che stanno effettivamente usando la cassa integrazione, estesa di altre 18 settimane.

Il governo tenta di mediare tra sindacati, che temono 1 milione di licenziamenti e i falchi di Confindustria vorrebbero depennare da subito il blocco, sostenendo che lo stop ai licenziamenti comporta uno stop alle assunzioni.

Il governo, è orientato a estendere il divieto di licenziare fino allo scadere dello stato d’emergenza legato al Covid-19, molto dipenderà dall’andamento della curva dei contagi e quanto questa inciderà sulla condizione di salute delle imprese.

Si pensa di limitare lo stop ai licenziamenti collettivi o di permettere quelli individuali solo a fronte di servizi di politiche attive e outplacement.

C’è stato un calo dell’occupazione contenuto, sotto il 2%, a fronte del calo del Pil del 9%, grazie alle misure del governo che hanno salvato milioni di posti di lavoro, è atteso un decreto a novembre per fornire un ulteriore sostegno alle aziende che hanno già attinto alle 18 settimane di aggiunta di cassa stanziate con il decreto agosto e che da metà novembre le avranno già terminate.

La manovra finanzierà la cassa probabilmente fino a marzo, con una dote di 5 miliardi, seguendo il criterio del calo di fatturato: già dal d.l. agosto, le aziende con perdita di fatturato superiore al 20% hanno accesso gratuito alla cassa, mentre sono previste compartecipazioni ai costi tra il 9 e 18% per imprese che hanno perso meno del 20% e per quelle che non hanno subito alcun effetto.

Gli imprenditori, a tutte le proposte, hanno risposto picche, dando la disponibilità a pagarsi la cassa da soli pur di liberarsi del divieto di licenziamento.

I sindacati agitano il pericolo della bomba sociale, i termini più in uso; «Si rischia di infiammare il Paese «disastro». «Inaccettabile» «Bisogna impegnarsi a recuperare ogni posto di lavoro, e non accendere altri focolai di disperazione.

Una proroga generalizzata dello stop ai licenziamenti potrebbe aprire la strada a ricorsi, da parte delle associazioni datoriali, sulla incostituzionalità della misura, l’Italia è l’unico Paese in Europa ad aver adottato con il lockdown una misura di questo tipo, dall’Ocse alla Banca d’Italia, l’avvertimento è unanime. Prolungare il blocco nella speranza che “passi la nottata” è un modo per rinviare il problema della disoccupazione, con il rischio di aggravarlo, favorendo i fallimenti aziendali e finendo per scaricare il costo della crisi solo sui contratti a termine.

I licenziamenti, che inevitabilmente arriveranno, andrebbero affrontati con potenziamento delle politiche attive, rinnovando ed estendendo l’assegno di ricollocazione a tutti i disoccupati, prevedendo i servizi di accompagnamento al lavoro che attualmente non sono compresi nella misura, aumentando l’integrazione dei servizi pubblico-privati e accogliendo nel sistema anche le società di outplacement. Tutte misure che, ad oggi, sono il tallone d’Achille italiano,visto anche che al governo troppi occhi di lince non ci sono.

Alfredo Magnifico

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