I Diritti del Lavoro nel mondo

il 2 giugno, la Confederazione Sindacale Internazionale ha pubblicato il dodicesimo rapporto annuale ‘Indice dei Diritti Globali 2025, pubblicato dalla CSI che valuta il rispetto dei diritti dei lavoratori in 141 paesi, che sarà presentato il 10 giugno a Ginevra nel corso di una conferenza presso l’Organizzazione Mondiale del Lavoro

Ogni paese riceve un punteggio da 1 (migliore) a 5+ (peggiore) basato su 97 indicatori relativi ai diritti fondamentali riconosciuti a livello internazionale, come la libertà di associazione, il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva.

La Confederazione Sindacale Internazionale (CSI), -International Trade Union Confederation (ITUC)-, è la più grande federazione sindacale a livello mondiale. Fondata il 1º novembre 2006 dalla fusione della Confederazione Internazionale dei Sindacati Liberi (ICFTU) e della Confederazione Mondiale del Lavoro (CML) ,che raggruppava i sindacati cristiani, la CSI rappresenta oltre 200 milioni di lavoratori attraverso 332 organizzazioni affiliate in 163 paesi.

La missione principale della CSI è la difesa e la promozione dei diritti e degli interessi dei lavoratori a livello globale.

Le sue aree di intervento includono:

• Diritti umani e sindacali: promuovere la libertà di associazione, il diritto di sciopero e la contrattazione collettiva.

• Economia e società: affrontare le disuguaglianze economiche e sociali.

• Uguaglianza e non discriminazione: combattere ogni forma di discriminazione nel mondo del lavoro.

• Solidarietà internazionale: supportare i lavoratori in paesi dove i diritti sono minacciati.

La CSI collabora strettamente con organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e la Confederazione Europea dei Sindacati (CES).

• Livello 1: Paesi con diritti garantiti – le leggi e le pratiche rispettano pienamente i diritti dei lavoratori.

• Livello 2: Paesi con diritti ripetutamente violati – esistono leggi che garantiscono i diritti, ma in pratica non sono sempre rispettate.

• Livello 3: Paesi con diritti regolarmente violati – le autorità e/o le aziende interferiscono regolarmente con i diritti dei lavoratori.

• Livello 4: Paesi con diritti sistematicamente violati – le violazioni sono diffuse e sistematiche.

• Livello 5: Paesi senza garanzie di diritti – le leggi non garantiscono i diritti fondamentali dei lavoratori.

• Livello 5+: Paesi senza garanzie di diritti a causa del collasso dello stato di diritto – situazioni di conflitto o instabilità estrema.

Il rapporto del 2025 evidenzia un peggioramento generale delle condizioni dei lavoratori a livello mondiale. In particolare:

• Repressione delle proteste: in molti paesi, le manifestazioni dei lavoratori sono state represse con forza, limitando la libertà di espressione e di associazione.

• Criminalizzazione dell’attività sindacale: leader sindacali e attivisti sono stati perseguiti penalmente per le loro attività.

• Limitazioni alla contrattazione collettiva: in diverse nazioni, le leggi hanno ridotto la capacità dei sindacati di negoziare contratti collettivi.

Paesi con le Peggiori Condizioni

Secondo l’Indice 2025, i dieci paesi con le peggiori condizioni per i lavoratori sono: 1. Bangladesh,2. Bielorussia,3. Ecuador,4. Egitto,5. Eswatini,6. Guatemala, 7. Myanmar,8. Tunisia,9. Filippine,10. Turchia

In questi paesi, i lavoratori sono soggetti a gravi violazioni dei diritti, tra cui arresti arbitrari, violenze e restrizioni severe alla libertà sindacale.

L’indice colloca l’Italia con un “buon rispetto dei diritti dei lavoratori”, grazie a un sistema legale che tutela la libertà sindacale e la contrattazione collettiva, tuttavia, il rapporto sottolinea che anche nei paesi sviluppati è necessario vigilare costantemente per prevenire regressioni nei diritti acquisiti, anche in Italia dove non mancano propensioni autoritarie di cui la recente legge sulla sicurezza è un esempio.

L’Indice dei Diritti Globali 2025 della CSI evidenzia una crescente pressione sui diritti dei lavoratori a livello mondiale.

La repressione delle attività sindacali, la criminalizzazione delle proteste e le limitazioni alla contrattazione collettiva rappresentano minacce significative, è fondamentale che la comunità internazionale, i governi e le organizzazioni della società civile collaborino per invertire questa tendenza e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti.

Alfredo Magnifico

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