Home Economia Gli italiani sono più poveri e più attenti alla spesa

Gli italiani sono più poveri e più attenti alla spesa

Alfredo Magnifico

Secondo il Rapporto Coop 2025 gli italiani hanno sempre più paura del futuro, soprattutto della guerra e dopo la fiammata inflazionistica, si sentono più poveri, tanto che il risparmio resta ancora il principale conduttore nella scelta di ciò che si consuma.

Ci sono quasi sedici milioni di italiani che si sono messi a dieta nel 2025, sono esplose le vendite di bilance pesapersone che registrano un aumento del 55,6% nei primi sei mesi dell’anno, la maggior parte, non si rivolge a uno specialista, ma adotta una dieta fai da te o consigliata da amici.

Rispetto al 2019, i consumi sono cresciuti di pochissimo, un debole aumento dello 0,5%, dato tutt’altro che positivo.

La ricchezza delle famiglie inclusa la componente immobiliare, rispetto a cinque anni fa, è scesa in termini reali del 10%.

I salari sono rimasti immobili (o poco più), si lavora di più per rincorrere l’inflazione, si accettano incarichi aggiuntivi e anche i pensionati tornano a lavorare, nonostante ciò oltre la metà della spesa familiare è assorbita da bollette, cibo, trasporti e salute.

Si mangia di meno e si spende pure di meno, nonostante ciò, gli italiani restano i più alti consumatori di cibo in Europa, ma i consumi si stanno riducendo e stanno cambiando; la carne rossa viene comprata sempre meno, aumenta l’interesse per frutta e verdura, per il futuro molto dipenderà dal tasso di inflazione.

La società dei consumi è in declino, le rinunce sono ancora tante, si va sempre meno fuori a pranzo e cena e si cucina sempre più in casa.

Nei primi sei mesi del 2025 la spesa reale per la ristorazione fuori casa è calata del 2,2% e un italiano su tre dice che rinuncerà ulteriormente nei mesi a venire, allo stesso tempo, nonostante l’inflazione dei beni alimentari ben sopra il 3% si registra una ripresa importante nei carrelli della spesa con il volume delle vendite cresciuto del 2% nei primi sei mesi dell’anno.

Gli italiani sembrano sempre di più orientati verso il cibo salutare, anche se è una dieta per sottrazione; uno su quattro controlla il peso una volta alla settimana, i carrelli si riempiono di frutta, con la crescita degli avocado che guida il trend con un aumento del 37,4% e poi latte vegetale, yogurt, cereali, crollano invece sale, zucchero e carboidrati.

I cibi ultra processati perdono attrazione: più compaiono additivi in etichetta e più diminuiscono le vendite, balzo in avanti di proteine alternative alla carne, che in alcuni casi sono anche più economiche, i sostituti della carne segnano quasi un aumento del 21%, le uova del 7,8%, i legumi del 4,8%, queste scelte servono a tenere in equilibrio il budget familiare.

Nella svolta salutista, rientra anche il no alcol, soprattutto tra i giovani, le vendite delle bevande alcol free sono aumentate del 14,8% in un anno, ci sono quindici milioni e quattrocentomila italiani che dicono di preferire una bevanda analcolica anche quando potrebbero consumare alcolici.

Nonostante le variazioni di quello che si mette nel carrello, per gli italiani spendere resta più una fatica che un piacere, cresce l’attenzione alla ricerca di offerte e promozioni, con le vendite in promozione che coprono un quarto del totale (24,5%), mentre il lusso per pochi torna a «ruggire» e a essere ostentato, con i loghi dei brand della moda che guadagnano un aumento del 25% di popolarità.

Secondo gli esperti a determinare l’andamento dei consumi, nel prossimo futuro, dipenderà molto dall’andamento dei prezzi, si prospetta una riduzione dell’inflazione al 2%,ma una ripresa dei consumi al di sotto dello 0,5%,anche se, dopo il boom dei discount degli ultimi anni, si nota un ritorno (seppur timido) al supermercato tradizionale.

Serve un tavolo governativo, reale, che tenga sotto controllo; prezzi, inflazione e politiche di sostegno e contrasto alla povertà.

Alfredo Magnifico

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