Dall’indagine Work monitor impulse 2025 vengono fuori novità sulle attese, prospettive priorità della generazione Z.
La Gen Z abbandona l’idea del posto fisso: il 37% dei giovani italiani prevede di restare nell’attuale impiego al massimo un anno, il 17% immagina un futuro a lungo termine nella stessa azienda, non si tratta di disinteresse o instabilità: a guidare la mobilità è soprattutto l’ambizione.
La ragione principale per cambiare lavoro, oltre lo stipendio, è la mancanza di prospettive di crescita, l’87% dei lavoratori nati tra il 1997 e il 2007 considera obiettivi di carriera a lungo termine quando valuta un nuovo ruolo; la generazione Z stà ridefinendo le priorità del lavoro dando la priorità a; flessibilità, sviluppo professionale, valori condivisi e uso dell’intelligenza artificiale per formarsi e migliorare.
“I risultati del Workmonitor Pulse evidenziano molto chiaramente le diverse esigenze e motivazioni della Gen Z rispetto alle altre generazioni”; “Comprenderle è fondamentale per migliorare le strategie di retention e attrazione dei talenti.
I più giovani mostrano una maggiore propensione al cambiamento, ma anche una mentalità orientata al futuro: entrano nel mercato con ambizione, fiducia e voglia di crescere, esplorando forme di lavoro diverse dal tradizionale full-time. Oltre alla retribuzione, cercano flessibilità e un buon equilibrio tra lavoro e vita privata.”
La priorità principale per restare in azienda è una retribuzione adeguata, indicata dal 42% della Gen Z, leggermente meno dei Millennial (43%) e molto meno della Gen X (57%), seguono la flessibilità dell’orario (21%) e del luogo di lavoro (15%).
Tra i giovani, meno rilevanti sono avere più tempo per le passioni e sviluppare competenze per aumentare l’occupabilità, entrambi scelti solo dal 2%.
Il 37% della Gen Z prevede di restare nell’azienda attuale al massimo 12 mesi, più rispetto a Millennial (28%), Gen X (13%) e Baby Boomer (19%). Un altro 25% pensa di rimanere 1-2 anni. Tra chi intende lasciare entro un anno, la bassa retribuzione è il motivo principale (38%), seguita da scarse opportunità di carriera (18%) e mancanza di flessibilità negli orari (12%).
La Gen Z è orientata al futuro: l’85% considera spesso obiettivi di carriera a lungo termine prima di cambiare lavoro, più di tutte le generazioni più anziane, mentre, solo il 58% si sente motivato nel proprio ruolo, meno di Boomers (73%) e Gen X (65%), inoltre, il 60% è disposto a lavorare per un’azienda i cui valori non combaciano con i propri, se la retribuzione e i benefit sono buoni.
L’80%, degli intervistati, si sente sicuro di acquisire rapidamente nuove competenze, mentre tra la Gen Z la percentuale è leggermente più bassa (74%).
I giovani imparano con vari metodi: formazione sul lavoro, consigli di colleghi e mentor, e training specifici, con un approccio pratico e adattivo.
Fondamentale è l’uso dell’IA: il 79% della Gen Z usa strumenti di intelligenza artificiale per migliorare le proprie skill, più di ogni altra generazione. Inoltre, il 61% è entusiasta del potenziale dell’IA sul lavoro e il 57% la usa già per risolvere problemi, più dei Millennials (47%) e della Gen X (44%).
Alfredo Magnifico