Mi piacerebbe avere un contraddittorio con il presidente nazionale della Confcommercio Carlo Sangalli, classe 1937, che qualche giorno fa, sulla base di uno studio elaborato dal centro Studi della Confcommercio, si è “sperticato” a denunciare i contratti, a suo dire pirati, affermando che un dipendente perderebbe fino a 8mila euro lordi l’anno con l’applicazione di Contratti firmati da sigle minoritarie rispetto ai contratti nazionali sottoscritti dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Uil.
Sono certo che il dottor Sangalli, oltre che firmare i contratti in pompa magna, non ha mai discusso e forse neanche conosce i tecnicismi dei contratti che dalla sua organizzazione vengono firmati.
Grande enfasi dalle Tv è stato dato ad uno studio recente sviluppato dall’ufficio studi della Confcommercio intitolato: “Dumping contrattuale nei settori del terziario e del turismo”, che affronta il tema dei contratti pirata.
Peccato che sotto la lente di ingrandimento siano finiti gli accordi collettivi firmati da sindacati, a suo dire poco rappresentativi che garantiscono minori tutele ai lavoratori, sono commosso che si preoccupi anche per la perdita o danno economico significativo che le casse dello Stato subiscono, magari farebbe bene a fare un richiamo sull’evasione fiscale che secondo i dati ISA 2025 ristorazione e intrattenimento sono i settori più critici con un’evasione di 86,9 miliardi di euro, attribuibile a scontrini non emessi e iva non dichiarata, tutti nel settore,dei bed-breakfast agli stabilimenti balneari,bar e ristoranti.
Avendo fatto parte di un sindacato molto rappresentativo che con la Confcommercio firma i contratti, mi piacerebbe fare un confronto con il dottor Sangalli; prendere i contratti del commercio del turismo e del pulimento e dei nuovi lavori, che fino al 2017 mi hanno visto passare lunghe giornate e qualche nottata a discutere anche le virgole da mettere nei contratti, passare al setaccio i contratti dal 1977 anno in cui entrai in Cisl fino al 2017 anno in cui ne sono uscito, per vedere quanta remissione c’è stata da parte dei lavoratori.
I contratti del Commercio da uno sono diventati quattro, il contratto del turismo è stato sottoscritto diversamente da tre o quattro organizzazioni datoriali e dalle stesse tre organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL quello, sottoscritto in Confcommercio ha visto il miracolo della moltiplicazione essendo diventato tanti piccoli contratti di settori; dagli alberghi, alla ristorazione o alle mense, per finire alle agenzie di viaggio.
L’analisi della Confcommercio dice che un dipendente perde fino a 8mila euro lordi l’anno se viene applicato un Ccnl firmato da sigle minoritarie rispetto ai contratti nazionali sottoscritti dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Uil, ma il dott.Sangalli non dice che nei posti di lavoro che lui dovrebbe rappresentare circa l’ottanta per cento è dipendente di agenzie di lavoro interinale o di cooperative a cui si applicano contratti che rasentano la povertà sempre firmate da CGIL-CISL-UIL.
Non mi risulta che gli accordi collettivi firmati da sigle minori prevedono tutele inferiori su straordinario, integrazioni per malattia o infortunio, ex festività, ferie, permessi, scatti di anzianità, e poi il dott. Sangalli tocca il tasto più sensibile quello della sanità integrativa o della previdenza complementare, non dice che molto probabilmente se si facesse una verifica approfondita e reale ci si arriverebbe alla conclusione che oggi la Confcommercio ha perso grandi pezzi di quella rappresentatività che aveva negli anni 70-90.
Sangalli dice che nel 2024, i contratti da lui definiti pirata sono aumentati del 141,7 per cento rispetto all’anno precedente, ma non dice che volendo detenere il monopolio della contrattazione tanti contratti non prevedono la parità di salario tra i dipendenti diretti e i lavoratori delle cooperative in appalto che operano all’interno delle aziende alberghiere e del commercio,nei contratti pirati,non viene normata l’appalto di manodopera..
Secondo Confcommercio, sono oltre duecento i contratti di questo tipo applicati nei settori del turismo e del terziario, interessando circa 160mila lavoratori e 21mila imprese soprattutto nel Sud Italia oggi collaboro con uno di questi sindacati che pur avendo rappresentatività al CNEL non rientra tra i suoi preferiti.
Al tavolo del Ministero presente la Ministra Calderone su questo argomento dissi che oggi nessun partito che siede in parlamento avrebbe diritto di rappresentare il popolo italiano, in quanto nessuno di loro ha scritto la costituzione italiana, eppure abbiamo partiti, partitelli e partitini che vanno da una rappresentatività del 30% al 0,4%.
Il dott. Sangalli o la Confcommercio spara dicendo che; per arginare questo fenomeno bisognerebbe essere in grado di certificare efficacemente la rappresentatività dei sindacati e impedire alle organizzazioni minori di firmare accordi al limite della costituzionalità, personalmente in una pubblica riunione, ho proposto al Ministro di prendere il Primo contratto firmato e chiamare tutti al ministero per la firma di un unico contratto Collettivo, chi firma sta nel gioco chi non firma sta fuori.
La rappresentatività sono i lavoratori con l’iscrizione a darla o le imprese con l’associazione che preferiscono,iscrizione e associazione sono delegate al “Libero arbitrio”.
Il dott. Sangalli si azzarda al richiamo dell’articolo 36 della Costituzione, dove si stabilisce che ogni lavoratore ha diritto a una retribuzione «sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». in tutta franchezza, i livelli retributivi previsti dai contratti firmati in Confcommercio non sembrano in grado di garantire la libertà e la dignità dei lavoratori, pronto in pubblico a fare una disamina degli stessi con il presidente della Confcommercio.
Lo studio di Confcommercio non dice che i ritardi dei rinnovi contrattuali vanno ben oltre i tre anni di vigenza ma anche di sei o sette anni e a volte vengono rinnovati con cifre irrisorie o addirittura con remissione di diritti.
I salari da fame sono dannosi per le tasche di chi lavora ma anche per le casse pubbliche.
È ora che la politica tutta faccia qualcosa.
Alfredo Magnifico