Come contrastare il disimpegno dei lavoratori

Secondo il report del global work Place condotto da Gallup il 25% degli italiani si dichiara “attivamente disimpegnato, contro il 16% della media europea,i più lo interpretano come un fenomeno silenzioso che sfocia ne in dimissioni o rivolte ma in un disimpegno emotivo dei dipendenti.

Alcuni recenti studi sul benessere mentale in azienda arrivano alla conclusione che una quota crescente di lavoratori. soprattutto ultra quarantenni si limita a svolgere il proprio lavoro senza investire tempo, energia e passione oltre il necessario,non tanto per pigrizia ma per grande disillusione nei confronti di un sistema che chiede tanto e non restituisce niente.

Il fenomeno ci indica un ondata di pigrizia o un cambiamento nel rapporto tra persone e organizzazioni.

La cultura del lavoro in Italia era sinonimo di sacrificio, responsabilità, affezione, un grande senso del dovere, mentre oggi il tutto si è tramutato in uno svolgere il proprio ruolo con distacco, si rispetta l’obiettivo,il ruolo l’orario ma senza troppi sacrifici, dedizione, sacrificio o disponibilità.

Si evita l’annullamento della sfera privata o l’attaccamento alla crescita professionale.

Aspettative disilluse, responsabili inefficienti, cultura aziendale orientata troppo agli obiettivi provocano distacco e apatia.

Quando non c’è partecipazione, collaborazione, preparazione c’è distacco e disilliniamento.

Per superare questa disaffezione; percorsi di carriera,forma, confronto, strumenti di valutazione e valorizzazione del singolo.

Occorre una cultura della sostenibilità e non eroismo, il coinvolgimento negli obiettivi aziendali si ottiene solo se il lavoratore si sente visto, ascoltato, valorizzato.

La vera sfida sarà captare le cause e cogliere le opportunità di miglioramento verso la valorizzazione dell’ uomo-donna lavoratore per questo serve autenticità, relazioni lavorative trasparenti, reciprocità perché ci sia equilibrio tra ciò che viene chiesto e ciò che viene riconosciuto.

Alfredo Magnifico 

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