CdS conferma la sentenza del TAR: i giornalisti hanno diritto ad avere tutta la documentazione che la Rai aveva negato

Si può finalmente considerare conclusa la controversia sul diritto all’accesso agli atti in possesso della Rai, radiotelevisione italiana. Anche il Consiglio di Stato, così come prima di lui aveva fatto il TAR del Lazio, ha deciso che i giornalisti che hanno partecipato alla selezione per essere assunti in Rai, che si è svolta nel 2015, hanno diritto ad avere tutta la documentazione che la Rai aveva negato. La richiesta era stata avanzata da alcuni concorrenti che erano risultati idonei, pur non rientrando tra i selezionati per le assunzioni.


I ricorrenti avevano già avuto ragione davanti al TAR del Lazio, cui erano stati costretti a rivolgersi con la tutela legale dell’avvocato Vincenzo Iacovino, perché la Rai, come sempre, aveva negato loro l’accesso agli atti ritenendo la richiesta generica e volta ad un controllo generalizzato dell’attività.


Il tribunale amministrativo aveva accolto la domanda, annullando il diniego dell’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo, su un duplice presupposto: da una parte era stato sancito che i giornalisti hanno diritto ad accedere agli atti delle procedure che hanno determinato la graduatoria, senza che possa rilevare la scelta discrezionale del Direttori di Testata invocata dalla Rai e questo perché gli interessati hanno comunque diritto di verificare la corretta applicazione nei loro confronti delle regole che disciplinano, a monte, la formazione delle graduatorie.

Dall’altra il TAR aveva affermato che “la Rai è assoggettata al diritto di accesso agli atti ai sensi della legge 241/1990, in forza del riferimento della norma anche ai gestori di pubblici servizi, in quanto essa, pur nella sua veste formalmente privatistica di Spa e pur agendo mediante atti di diritto privato, conserva certamente significativi elementi di natura pubblicistica”.


Nonostante la sentenza dei giudici amministrativi, la Rai aveva però ritenuto di perseverare nella totale mancanza di trasparenza, facendo appello al Consiglio di Stato, il tutto, è bene ricordarlo, sempre con i soldi del contribuente.


Con sentenza del 24.5.2021 il Consiglio di Stato ha dato torto ancora una volta al servizio pubblico radiotelevisivo, ribadendo in maniera definitiva l’interesse e il diritto, da parte dei giornalisti risultati idonei alla selezione del 2015, di avere copia dei documenti della procedura concorsuale. Questo anche perché la norma espressa all’articolo 1 della legge 205/2017, per come è scritta, potrebbe risultare utile ai giornalisti nella graduatoria degli idonei per giungere all’assunzione tramite il cosiddetto scorrimento.


Il Consiglio di Stato ha sottolineato, inoltre, come le regole in tema di trasparenza si applichino oltre che alla pubblica amministrazione anche a soggetti come la Rai che, seppure società di natura privatistica, è comunque concessionaria di pubblico servizio. I giudici di palazzo Spada hanno rilevato che anche quando la richiesta di accesso documentale attenga all’organizzazione della Rai, stante la peculiarità della società, quale gestore della informazione nazionale e gestore di un servizio pubblico, essa non può essere negata e non si può invocare l’inapplicabilità della legge 241/1990 sulla trasparenza. Tra la documentazione accessibile, inoltre, si deve comprendere quella attinente alla selezione per l’assunzione di personale giornalistico e non.
Entro 30 giorni, dunque, la Rai dovrà fornire i documenti richiesti e non si escludono azioni giudiziarie per eventuali responsabilità, penali e contabili, derivanti dal reiterato negato accesso.


Va precisato che i giornalisti idonei al concorso del 2015 hanno già promosso causa nei confronti della Rai per rivendicare il diritto di precedenza rispetto alle altre assunzioni disposte nel frattempo dalla Rai, in virtù dello scorrimento della graduatoria che è tutt’ora valida. La causa sarà decisa dal Tribunale di Roma il 7 luglio.

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