Con l’alta stagione cresce la necessità di manodopera che arriva in molti casi a triplicarsi rispetto al resto dell’anno, così bar, ristoranti e stabilimenti balneari nelle località turistiche puntano tutto sull’incasso estivo infatti a luglio e agosto si giocano il 70-80% del fatturato annuale e non possono fallire.
Il problema è che cresce anche la quantità di lavoratori in nero: si calcola che siano in media il 50% di quelli impiegati in questo periodo e che la quota di personale non in regola sia salita almeno del 10% rispetto alla scorsa estate.
Il fenomeno è diffuso in tutta Italia ma registra punte di sommerso vicine all’80% in diverse realtà meridionali, si segnalano, in particolare, aree di grande evasione contributiva in Campania e Calabria. In queste realtà sono frequenti i controlli e le sanzioni da parte della Guardia di Finanza, così come è costante l’azione degli ispettori del ministero del Lavoro su tutto il territorio nazionale.
Per fronteggiare veramente il sommerso servirebbe una maggiore disponibilità a denunciare lo sfruttamento, sia da parte dei lavoratori sia da parte degli operatori onesti, che subiscono una concorrenza sleale, a incidere sul fenomeno, sono anche i margini di guadagno ridotti dalla crisi e il peso delle tasse che gli esercenti continuano a lamentare.
Le ultime novità normative sembrano aver aggravato il problema,nella quota del lavoro nero vanno considerati anche quei lavoratori che hanno solo una piccolissima parte della retribuzione che percepiscono coperta dai voucher, lo strumento introdotto dal Jobs Act per assicurare una corretta formalizzazione al lavoro occasionale.
Lo schema che si ripete è piuttosto semplice: con un voucher ogni tanto si pensa di rispettare le regole, quando invece l’80-90% di quanto viene percepito dal lavoratore resta sommerso.
Alfredo Magnifico
Boom di lavoratori in nero nei bar, ristoranti e stabilimenti balneari
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