Sentieri di speranza, con un cuore riconciliato. Messaggio del vescovo Bregantini per la Quaresima

Mi è sempre piaciuto pregare con il salmo 117, quello che si recita alle Lodi della II domenica del Tempo Ordinario. E’ un salmo di fortissima speranza, in una concretissima storia di dolore. L’ho gustato fin da giovane prete, imparando la lezione da padre Tarcisio, esperto e saggio biblista, mio grande maestro.

Soprattutto lui sottolineava quel versetto, recitandolo in ebraico: Eterna è la sua misericordia, coniugandolo con i famosi cinque “ma”, posti come speranza nelle amare vicissitudini del salmista: “Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, spinto con forza per farmi cadere, ma…per concludere con il famoso versetto che sa già di Pasqua: Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte!”.


Queste scene, così espressive, descrivono bene il dramma del covid. Di questa terribile pandemia, che pare non finisca mai. Ci sentiamo circondati ed accerchiati da essa. Quasi un fuoco che divampa, per virulenza di contagio che si diffonde con la stessa velocità del fuoco tra le spine. Spesso non troviamo solidarietà attorno, ma mani che ci spingono per farci cadere, amaramente. E’ veramente una dura prova! Eppure proprio tramite questo canto sperimentiamo la forza vittoriosa della Pasqua, dentro il cammino duro della Quaresima. Cristo è la risposta; Cristo è la pietra angolare; Cristo risorto è la nostra luce e salvezza.


Ecco, carissimi fratelli sorelle, sento che questo salmo, in questa Quaresima, ci dice come affrontare la pandemia. Non possiamo far finta che tutto si risolverà! Quasi magicamente. E che tutto tornerà come prima, mettendo tra parentesi la lezione della pandemia. Partiamo invece da quel realismo con cui il salmista descrive le sue lacrime, oggi sparse sui nostri volti, per poter poi esultare per quel “MA” che sa già di Pasqua: “Già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo!”(Messaggio di papa Francesco).


I TRE SENTIERI, suggeriti dal Papa, sono sempre quelli della tradizione, annunciati nel Vangelo della messa delle Ceneri: la via della povertà (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) che ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa”!

Il primo sentiero, il digiuno, ci libera da quanto ci ingombra. Anche come preti: sobrietà di vita, gioia nel poco, cura delle persone e delle cose fragili, rispetto del creato, più tempo nello studio e nella meditazione che nelle informazioni sui social. Farsi poveri con i poveri. Umiltà e ricerca della Sapienza, perché ci libera per liberare. Ascolto attento delle necessità del nostro popolo e dei giovani che cercano drammaticamente un lavoro! Siamo tutti debitori gli uni degli altri! (F.T., 35).

Il secondo sentiero, l’elemosina, cioè una relazione fraterna che si fa mano che dona con gioia, senza calcolo. Guardando alla vedova di Zarepta, che vede durare a lungo la farina e l’olio. Fidandosi di un estraneo, gli offre quel pochissimo che le era rimasto. Per un estraneo!. Ma Dio la sa ricompensare. “Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai; si trasforma in riserva di vita e di felicità”ci ricorda papa Francesco. Anche lo stile sia curato, come si fa alla Mensa della caritas: se i poveri non possono venire, andiamo noi a portare nelle case, il cibo! Allora potremo sentire veri quei verbi che il Messaggio papale ci ha indicato: “i poveri siano riconosciuti ed apprezzati nella loro dignità, rispettati nel loro stile e nella loro cultura, per essere veramente integrati nella società”. Un capolavoro di “gentilezza” (cfr F.T. 224) da vivere di più anche tra preti, “con parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parola che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano” (F.T. 223). Coltiviamo la Fraternità, carissimi, perché una vita senza fraternità è come una quaresima, senza Pasqua.

Il terzo sentiero , la preghiera, è il sentiero più necessario ed impegnativo. “Lasciamoci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa in una Verità che è Cristo stesso, che, assumendo fino in fondo la nostra umanità, si è fatto Via, esigente ma aperta a tutti, per giungere così alla pienezza della Vita”! Cresca soprattutto l’Adorazione, con iniziative mirate, come i 10 minuti di adorazione subito dopo la Comunione, come ci chiede il nostro Sinodo diocesano (proposta 155, p. 338). E il cuore nostro sia pieno di stupore per le meraviglie del Creato, tramite i salmi e la poesia, la preghiera prima dei pasti e alla sera con il Rosario, la lettura silenziosa di testi patristici e spirituali, con un’occhiata all’ Avvenire e al mensile diocesano, Intravedere.

Certo, ci mancheranno, come del resto lo scorso anno, la gioia di un popolo che prega in adunanze festose; ci mancheranno i ragazzi con il loro chiasso e i bambini, con il loro disordine. Ma il Tempio, ora in fiamme, tornerà ad essere da noi ricostruito, più solido di prima. Perché a ricostruirlo, mettendosi a lavorare con noi, ci saranno quelle folle che ora non vengono più in chiesa, lasciata vuota, ma che hanno abitato la terra, la storia, oltre il tempio. Scrive infatti papa Francesco al numero 54 della Fratelli tutti: “Malgrado queste dense ombre, che non vanno ignorate, desidero dare voce a tanti percorsi di speranza. Dio infatti continua a seminare nell’umanità semi di bene.

La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita.

Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate e sostenute da persone ordinarie che, senza dubbio, hanno scritto gli avvenimenti decisivi della nostra storia condivisa: medici, infermieri e infermiere, farmacisti, addetti ai supermercati, personale delle pulizie, badanti, trasportatori, uomini e donne che lavorano per fornire servizi essenziali e sicurezza, volontari, sacerdoti, religiose,… hanno capito che nessuno si salva da solo”.


Allora la Quaresima ci aiuterà ad avere occhi più fiduciosi, per percorrere tutti insieme questi tre sentieri della speranza, certi che “se il Signore ci ha provato duramente, non ci ha però consegnati alla morte!”.

+ p. GianCarlo, Vescovo

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