Campobasso/ Opere pubbliche: “lascia il mondo come si trova”

C’è un orologio a Campobasso che continuamente si ferma: non parliamo di quello che campeggia sulla sommità del Municipio, ma di quello ‘ideale’ che regola le opere pubbliche. L’argomento certamente in questi giorni è passato, per l’ennesima volta, in secondo piano, travolto da questioni sociali ‘globali’ (la guerra in Ucraina e, a breve, l’organizzazione della macchina umanitaria che porterà anche in Molise i profughi) e altre molto più locali ( la giusta protesta dei residenti di Via Marche che non accettano più il degrado tra rifiuti e siringhe, a cui peraltro l’Assessore all’Ambiente Simone Cretella ha inteso dare rassicurazioni sugli interventi da effettuare per bonificare l’area).

Difficile evitare il tono di cantilena nel ripetere l’elenco delle opere promesse e non effettuate, alcune delle quali ‘storiche’ incompiute, a cui si aggiungono i lavori fermati, quelli slittati, quelli che non rispettano i tempi di consegna; faremo allora un elenco parziale delle situazioni più urgenti o importanti. Non vogliamo passare per quelli che ad ogni costo vogliono vedere, possibilmente in vita, la realizzazione della nuova sede della Regione Molise, o almeno quella del Consiglio regionale, visto che la Giunta una sede di proprietà ce l’ha (ed è costata non poco, ma almeno è operativa), mentre per il resto siamo rassegnati all’idea del proliferare delle ‘mini sedi’ per la gran parte degli uffici ovunque in città.

Non è con nostalgia, nello specifico, che ricordo la mia giovane età quando il progetto a suo tempo elaborato dal celebre architetto Portoghesi venne presentato con tutti i crismi dell’ufficialità; inutile precisare che purtroppo sono passati decenni e ora il progetto del palazzo del Consiglio regionale non è più quello, ma il vincitore (molisano) del bando pubblico di idee, presentato durante la gestione politica di Paolo Di Laura Frattura. Il palazzo ex-Roxy intanto è stato acquistato diversi anni addietro e pagato alcuni milioni di euro ed è allo stesso posto, immutato e degradato. Ora l’ipotesi di projet financing, che nasce fuori dal Molise (ma questo sinceramente è un dettaglio, siamo nel villaggio globale) a cui la Regione, per ammissione proprio del presidente Toma, avrebbe dovuto rispondere celermente; aspettiamo fiduciosi di sapere se sarà ‘sì’ o ‘no’ e nel caso quali alternative altrettanto celeri siano previste.

Di lunga durata anche la discussione della chiusura dell’anello di Tangenziale i cui lavori sono iniziati dopo il passaggio dei ricorsi tra le imprese che avevano presentato domanda: aspettiamo di sapere se e quando verranno conclusi.

Chiudiamo il campo delle grandi opere, perché basterebbero queste due a darci soddisfazione, visto l’estenuante iter che le ha caratterizzate fino alla ‘non’ conclusione della pratica. Permetteteci adesso solo un rapido passaggio su una terza opera d’interesse collettivo. Se qualcuno sa come andrà a finire il ‘caso’ dei lavori nella Cattedrale di Campobasso si faccia sentire, o meglio ci faccia sapere. Per la terza volta scriverò in questo articolo ‘attendiamo di sapere’ e per la terza volta, probabilmente, nessuno tra i preposti darà risposta.

E’ questa l’amara conclusione: nel capoluogo di regione, ma forse in generale nel Molise, i pubblici amministratori non sentono di dover dare risposte alla collettività amministrata, nel solco del vecchio detto (non sempre quello che è antico è giusto): “lascia il mondo come si trova”, che è un implicito invito a preoccuparsi delle piccolezze, che alle cose importanti (non) ci pensano loro.

Stefano Manocchio

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