Campobasso/ I Cinque Stelle: fare politica o amministrare?

Sono ufficialmente il primo partito alle politiche, nella circoscrizione molisana, eppure sono fatti oggetto raramente dei ‘si dice’ e del gossip che invece normalmente investe le altre sigle politiche; merito (dal loro punto di vista) della struttura che si sono dati e dei propositi che dichiarano di voler perseguire all’atto della dichiarazione di appartenenza a quello che ancora chiamano ‘movimento’. I Cinque Selle sono stati il fenomeno politico degli ultimi anni ed hanno mantenuto alcune caratteristiche originarie, a volte pervicacemente e senza considerare il mutare dei fatti e degli eventi. Non poco scalpore ha destato in Molise la loro escalation, che li ha portati a fare quasi ‘cappotto’ alle politiche (tuta la rappresentanza parlamentare, eccezion fatta per l’on. Giuseppina Occhionero, visto che la deputata ‘forzista’ Annaelsa Tartaglione è stata eletta in Puglia) e ‘cappotto totale’ a Campobasso (dove il monocolore non si vedeva dai tempi democristiani); infine una sconfitta di misura alle regionali (che ancora ‘brucia’ negli umori della base ancor più che della struttura verticistica). Detta così sembrerebbe tutta rose e viole e invece c’è anche il dato negativo; cioè che nel prosieguo tanta semina non abbia dato i frutti sperati, visto che sia ad Isernia (due consiglieri di maggioranza e percentuale del 3,76%) e ancor più a Termoli (dove nonostante una buona performance non sono arrivati al ballottaggio) sono di fatto tornati ‘terreni’.

Fin qui poco male, ma la questione cambia se si passa all’analisi dell’azione amministrativa; per questo prendiamo spunto da quello che avviene nel capoluogo regionale, dove potrebbero fare il bello e il cattivo tempo, essendo da soli maggioranza consiliare. Dare un giudizio netto è anche difficile, visto come è diverso il rapporto tra partito ed elettorato e come differisce soprattutto la comunicazione pubblica rispetto al passato. L’amministrazione guidata da Roberto Gravina non può essere tacciata ‘tout court’ di inefficienza perché obiettivamente qualcosa ha fatto, anche se non si sa completamente cosa, perché molto del lavoro amministrativo non viene a galla; e questo, checché ne dicano gli esponenti pentastellati, non è un bene dal punto di vista politico. Analizzando le differenze si parte dall’etimologia della carica ricoperta: si definiscono ‘portavoce’, quasi a sottolineare l’appartenenza ad una collettività a cui devono rendere conto. E’ in linea con la partenza; il movimento infatti è nato ed è cresciuto avendo come riferimento il blog internazionale di Beppe Grillo e la programmazione comunicativa di un genio visionario, quale è stato il compianto Gianroberto Casaleggio. Quando si è passati dalla politica all’amministrazione sono iniziati i guai: si è visto a Roma e negli altri grandi comuni dove hanno gestito e si è visto soprattutto a Parma, dove un sindaco forte e in dissonanza con la struttura verticistica è stato estromesso dal partito, pur senza risentirne più di tanto nella forza elettorale.

Veniamo a Campobasso. I Cinque Stelle nel capoluogo di regione sono monolitici e collegiali, ma lo sono troppo; l’idea è che per decidere qualunque aspetto dell’azione amministrativa si cerchi il consenso unanime del gruppo e non solo quello della Giunta. Alla fine tutto si tramuta in un ‘ingessamento’ dell’azione amministrativa che, come detto, non fa vedere quello che c’è dietro, il lavoro fatto per arrivare ad una decisione. E’ un problema non da poco, che stride con il ruolo soprattutto del sindaco moderno, che deve essere un decisionista, trovare soluzioni rapide alle emergenze, ma anche sbrogliare matasse in solitario, perché è da lui che la collettività amministrata aspetta di sapere il da farsi sui vari problemi. I Cinque Stelle a Campobasso s’interrogano e si consultano: nel frattempo le carte non proseguono l’iter e le procedure rallentano. Poi, come detto, alla fine gli atti ci sono, le decisioni vengono prese…ma il problema è proprio il ‘poi’. A questo va aggiunta una certa ‘ingenuità’ soprattutto iniziale che li ha visti spesso imbrigliati nei mille rivoli procedurali, inermi davanti a difficoltà che non sapevano come superare.

Secondo e ultimo punto: la comunicazione, che è speculare del primo. I pentastellati dall’inizio hanno impostato una comunicazione istituzionale ‘ex-post’, cioè tale da essere il resoconto di quello fatto e non del da farsi. Si rende edotta la popolazione degli atti intrapresi, delle carte firmate, delle delibere acquisite; e anche questo nei tempi moderni è un errore, perché la gente vuole sapere tutto, essere informata dei passaggi, sentirsi dire che le cose si faranno e quando. Prendiamo un paio di esempi recenti: I lavori di pavimentazione di Corso Bucci e il riempimento delle fughe lungo il Corso principale. In ambo i casi si sono registrate lungaggini, ritardi, che ancora esistono peraltro; per settimane le richieste di chiarimenti non sono arrivate e dal Comune non si è alzata nessuna voce, né istituzionale e né a titolo personale, che facesse capire lo stato dell’arte delle opere. Ci siamo occupati ripetutamente di ambo le questioni, ma i comunicati da Palazzo San Giorgio sono stati talmente rari da far pensare che tutto fosse fermo non solo sui cantieri, ma anche nella stanza dei bottoni. E’ proprio questo il punto, che alla fine l’idea è di uno stop generalizzato su vari comparti della macchina amministrativa, come se fosse tutto formalmente paralizzato; cosa che in parte è anche vera e che per la differenza non fa vedere quello che invece è stato fatto.

Si potrebbe continuare anche con un evento poi risolto alla grande, il cartellone dei concerti tra giugno e luglio (che vedrà la presenza in poco tempo di grandi nomi della musica nazionale, forse come mai in passato si era verificato): è stato affrontato senza spiegare i passaggi e le trattative, ma solo la definizione dei risultati. Un Amministrazione un po’ più ‘sveglia’ avrebbe ottenuto strali di consensi pubblici da tale azione: invece anche in questo caso scarne notizie e toni bassi. Che dire: fare politica è bello, amministrare è difficile e diverso e per farlo bisogna anche cambiare impostazione e forma mentis. Ci riusciranno?

Stefano Manocchio

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