Campobasso e la funicolare ‘leggera’

Inizio subito con una citazione personale: alla fine del 2019, in un articolo (l’ennesimo!) sulle incompiute molisane e campobassane in particolare, ricordavo ‘last but not least’ la cosiddetta ‘funicolare’ che nelle mire espansionistiche di questa amministrazione cittadina dovrebbe portare frotte di turisti dal centro storico di Campobasso al Castello Monforte, oltre ai residenti che la troveranno comoda. La data non è casuale, perché proprio nel 2019 venne annunciata la programmazione di un intervento importante, anche dal punto di vista finanziario, con la creazione di parcheggi a ridosso del centro storico e appunto la funicolare di collegamento tra questo ed il manufatto storico che domina il capoluogo regionale; un’opera tale da poter dare slancio all’economia locale e creare attrattiva turistica a cascata per tutto il Molise, almeno così si fece intendere. Un progetto da inserire nel Contratto di Sviluppo, punta di diamante dell’allora governo Conte. Vari milioni di euro resi disponibili anche per alleggerire il caotico traffico cittadino: il bello e l’utile quindi.

Da allora sono passati tre anni e non si sente ancora il rumore di trapani e martelli pneumatici, con delusione anche per i pensionati, che dovranno rivolgersi altrove per ispezionare cantieri (ma al momento ci sono i lavori per il riempimento delle fughe nel selciato del corso principale, ndr).

Seconda citazione personale, questa volta più recente. Pochi mesi fa ho ricordato nelle colonne di questo giornale come nel lontano 2014, l’allora Assessore regionale ai trasporti Pierpaolo Nagni  di ritorno  dall’incontro a Napoli presso la Direzione  Territoriale Produzione di RFI, per la definizione  del progetto ebbe a dire:  “Chiuso l’accordo sulla metropolitana leggera. Entro settembre avremo il progetto definitivo procedendo,  subito dopo, con l’avvio della gara per l’inizio dei lavori” . In questo caso le macchine edili hanno lavorato, anche troppo, per opere imponenti, stazioni piccole ma moderne, grandi piazzole di parcheggio, scritte nuove o ben ripulite, illuminazione pubblica potente (non si sa a vantaggio di chi): però manca …il treno, o il trenino come amavano definirlo i promotori di allora. Otto anni non sono bastati per vederlo passare da quelle parti. Eppure una delegazione politica una volta si è anche improvvisata capotreno, indossandone simbolicamente il cappello rosso-bordeaux, a testimoniare l’efficienza ‘ferroviaria’ oltre che quella amministrativa della Regione. Evidentemente non vale sempre.

Sia la funicolare che la metropolitana leggera sono strumenti per favorire la mobilità sostenibile su piccoli tratti (per la metropolitana neanche tanto piccoli visto che va da Matrice a Bojano).

Ho espresso dubbi su una rapida soluzione al problema nel 2020, li ho ‘replicati’ nel 2021 e si sente dire che il 2022 sarà l’anno decisivo: vuoi vedere che riuscirò a salire anch’io sul trenino? Mah , travisando (e trasformando) dal latino ed adeguandolo all’occorrenza dico: “DUBITO ergo sum”.

Non ci resta che sperare, perché in quello siamo particolarmente bravi.

Stefano Manocchio

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