Arte/ Il mio ricordo di Ernesto

Sento il bisogno di dare il mio contributo ed unirmi alla schiera di persone che hanno conosciuto ed apprezzato Ernesto Saquella e che adesso sono lieti e fieri dello spazio importante che la Fondazione Molise Cultura ha giustamente voluto dedicargli, nei locali ex-gGil a Campobasso, ad alcuni anni dalla sua prematura ed improvvisa scomparsa. Ho conosciuto Ernesto nel periodo della leva militare e posso dire che era già naturalmente votato alla vita da artista: un vulcano di idee, alcune all’apparenza anche strane e invece piene di intuito ed intelligenza. Con lui diventava interessante anche il servizio di guardia, generalmente odiato da chiunque, anche perché non faceva dormire, ed Ernesto riempiva quelle ore di mancato sonno con le sue storie di vita e il suo filosofeggiare su qualunque cosa o concetto. Ci siamo persi di vista per più di vent’anni e ci siamo ritrovati quasi a ridosso della sua scomparsa; devo dire purtroppo, perché il suo ricordo forte è quello che ha preceduto la dipartita. Per alcuni mesi, infatti, ha espresso con decisione la volontà di collaborare artisticamente al mio libro di poesie “Semplicemente la vita”; per settimane ci siamo incontrati quotidianamente, anche con l’aiuto di Antonio D’ Ambrosio che ha curato la prefazione del libro e, grazie anche alla pazienza di Gino Palladino, che ci ha fornito i locali per lavorare e poi ha curato la stampa del volume. Con Ernesto non ho solo discusso su come abbinare i suoi quadri ai miei testi; stavamo ipotizzando progetti culturali importanti, che sono rimasti solo sulla carta. Avremmo dovuto incontrarci nei locali della sua casa-studio a Santo Stefano con l’idea di creare, nel nostro piccolo, un luogo d’incontro di culture e sensibilità differenti, per rilassarci ma anche per studiare qualcosa di buono per lo sviluppo delle arti e della cultura nella nostra città. Purtroppo ci ha lasciati prima che ciò potesse accadere. Il mio giudizio sull’Ernesto-artista? L’ho sintetizzato nei ringraziamenti pubblicati sul mio libro di poesie, con l’amarezza che neanche questo lavoro Ernesto ha fatto in tempo a vedere; è stato troppo frettoloso per l’appuntamento con il Cielo. Ecco cosa ho scritto di lui: ”Ernesto è persona eclettica, che usa in maniera indistinta nuove tecnologie applicate all’arte, ma anche antiche tecniche di lavoro; con la stessa abilità si avvicina alla computer grafica e incide il legno, come ha fatto per realizzare alcune delle tavole presenti in questo libro. In sostanza è un artigiano della cultura, nell’accezione più importante e professionale del termine, come io mi sento un artigiano (ma a tempo perso) della poesia. Lavoriamo entrambi fuori dagli schemi, lui cercando di non confinare le sue opere in un ambito ristretto, io ignorando completamente la metrica nello scrivere e realizzando poesie a volte “dure” ed anche disorganiche”. Dell’Ernesto amico dico che ha avuto la capacità, pur in poco tempo, di avvicinarmi al suo mondo all’apparenza estraneo alla realtà del quotidiano; tento ancora, non senza difficoltà, di interpretare parte dei contenuti di “A regola d’arte” sua pubblicazione postuma, fortemente voluta da Gian Mario Fazzini, di cui mi pregio di avere una delle prime copie stampate, tanto è intrisa di elementi culturali forti, scritti con la certezza che il lettore li avrebbe colti senza troppe spiegazioni. Si nota il suo interesse per l’esoterismo, particolarmente con riferimenti agli studi alchemici, a cui si accompagna il mio grande interesse per il mistero, in tutte le sue forme, religiose o laiche. E’ un concentrato di cultura, filosofia, concetti complessi che solo lui e pochi altri avrebbero potuto mettere nero su bianco. Chiudo con semplicità: “Ciao Ernesto!”.

Stefano Manocchio

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