Di Massimo Dalla Torre
Con un titolo di stampo cultural/letterario, vogliamo commentare l’episodio che ha visto protagonista/vittima il cimitero di Campobasso, colpito, nei giorni scorsi come tutta la città, da una bomba d’acqua che ha causato allagamenti e danni specialmente nella parte bassa delle sepolture. Con tutto il rispetto che si deve al luogo di inumazione ma soprattutto per gli inumati che un tempo erano parte integrante della comunità cittadina, ci piacerebbe conoscere come mai possono accadere cose simili. Colpe, lo abbiamo ribadito anche tramite servizi televisivi, apparentemente con ve ne sono, anche perché contro le avversità atmosferiche e’ estremamente difficile trovare il bandolo della matassa, che, mai come questa volta, presenta nodi difficilmente dipanabili, eppure, ripetiamo, ci piacerebbe sapere se ci sono responsabilità precise o e’ stata la fatalità a fare da padrone. Senza voler apparire i fustigatori delle anime prave, come scrisse Dante padre della lingua italiana nella divina commedia nel descrivere caron dimonio dagli occhi di brace, qualche altro piccolo dubbio ci sorge; nel senso che il cimitero cittadino già in altre occasioni, non come questa però, ha subito le avversità della sorte, ecco perché la presenza del primo cittadino, dell’assessore competente e dei tecnici che dopo aver incontrato i parenti dei defunti alluvionati, lungi da noi dileggiare o offendere le istituzioni, e dopo aver costatato l’entità’ dei danni hanno provveduto a far traslare le 32 salme in un luogo più sicuro e soprattutto più asciutto. Provvedimento che ha sollevato un lungo coro di proteste all’indirizzo del palazzo di città perché arrivato a danni compiuti. Incuria, imperizia e non vorremo credere poca accortezza nel costruire loculi e cappelle visto che i costi per l’acquisto dell’ultima dimora non sono propriamente parsimoniosi, anzi sono alti, dettaglio di non poco conto, sono le domande che la gente si sta ponendo a cui si uniscono perplessità’ e dubbi. I quali, conditi con una giusta dose di indignazione e rabbia specialmente da parte dei familiari di chi riposa nel cimitero cittadino, attendono risposte prima che sia troppo tardi. Cose, che, ripetiamo se pur inaspettate, perché le condizioni meteo climatiche sono poco previbili, anche se ci sono le avvisaglie, lascia basiti e sconcertati, soprattutto perché la poca sicurezza ancora una volta ha contraddistinto il luogo che, e’ il punto arrivo e di partenza verso la luce che, però, in questi frangenti e’ spenta anzi non si e’ mai accesa. Non ci piace essere ripetitivi, perché abbiamo massimo rispetto per chi ci ha preceduto e per i familiari ma vogliamo, anzi pretendiamo spiegazioni credibili e non chiacchiere di comari ciarliere che trovano il tempo che trovano. Intanto, a margine dell’episodio, con la speranza di non aver urtato la suscettibilità di nessuno, che sicuramente avrà strascichi sotto tutti i punti vista, sono anni che si discute sulla necessità di costruire un altro cimitero, forse in posizione più idonea; ma questo e’ un argomento che ci riserviamo di riprendere sempre che ci sia consentito…
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?” – aveva ragione il Foscolo?
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