Sanità: si scrive riorganizzazione, si legge tagli indiscriminati e giochi politici

Dietro la sbandierata riorganizzazione del Sistema Sanitario, in atto in quasi tutte le regioni italiane, si cela una mera operazione di tagli per soddisfare le esigenze di governi in affanno nel mettere in ordine bilanci che, in un Paese che non cresce, finiscono per risultare sempre e comunque in rosso.
Si sono spesi fiumi di inchiostro per giustificare la chiusura dei punti nascita al di sotto dei 1.000 parti/anno che sono poi diventati pericolosi al di sotto della soglia dei 500/anno ma, anche no, laddove si sono concesse deroghe: insomma una bufala montata ad arte per tagliare quei costi che erano necessari a garantire assistenza anche nelle aree svantaggiate del Paese. Illuminante è un’intervista al Presidente della S.I.N. – Società Italiana di Neonatologia, Costantino Romagnoli, tra le cui righe si legge testualmente: “… attivare un centro per 500 parti costa come attivarne uno per 1.000 nati. E’ pensabile un simile dispendio di risorse economiche?” e ancora: “L’obiettivo futuro per il Percorso nascita è quello di trovare il giusto rapporto tra risorse disponibili e prestazioni da erogare”. E’ evidente, perciò, che tutta la montatura imbastita per far passare il concetto di pericolosità dei punti nascita, al di sotto di una certa soglia di parti, non è altro che l’espediente per far economia sulla pelle delle donne (e dei nascituri) allorquando vengono costrette a percorrere decine e decine di chilometri in emergenza: sempre più numerosi sono infatti i parti che avvengono a bordo delle ambulanze o di altri mezzi di soccorso. E’ questo il parto in sicurezza?
Se si osserva, poi, la terminologia americaneggiante utilizzata nelle lenzuolate dei Piani Operativi, frutto di copia e incolla (spesso persino malriusciti) si arriva alla conclusione che stiamo andando spediti verso la privatizzazione del Sistema. Una delle regioni che ha decisamente imboccato questa strada è la nostra, con la gestione Frattura. Una compagine, la sua, che più che un governo regionale, si è rivelata un collegio di liquidatori che stanno portando all’annientamento il nostro Molise. Eravamo convinti di aver già toccato il fondo, con costoro alla guida dell’amministrazione regionale, ma evidentemente al peggio non c’è mai fine.
Le vicende giudiziarie di Bari hanno definitivamente attribuito il “marchio di qualità” al governatore Frattura, la cui natura a Larino era già nota dal momento che, prima di essere eletto ha partecipato con una donazione di 250,00 Euro all’azione di salvataggio del “Vietri” e una volta Presidente se n’è reso “carnefice”.
Abbiamo appreso che, dopo la soppressione del Servizio di Oncologia, al Vietri si procederà con lo smantellamento del Laboratorio Analisi, ma questa operazione, con reparti ancora aperti nell’ospedale (Lungodegenza, Riabilitazione, Oculistica, PPT e Dialisi), costituisce un pericolo reale per i pazienti che, in caso di necessità urgenti, dovranno attendere l’esito degli esami da eseguire a Termoli. Dal racconto allarmato di un paziente si apprende, infatti, che sabato scorso (13 maggio) è stata data comunicazione al Servizio Dialisi del funzionamento h/6 del Laboratorio Analisi a partire dal lunedì successivo 15 maggio (da notare la totale assenza di un congruo margine di preavviso) lasciando scoperte le sedute pomeridiane del trattamento. In caso di urgenza si dovrà chiedere l’invio di un autista da Termoli che, giunto a Larino, trasporti le provette di nuovo al “S. Timoteo”. Questa incredibile perdita di tempo potrebbe risultare fatale per qualche essere umano: è di questo che stiamo parlando!
L’Associazione non esiterà a denunciare come interruzione di pubblico servizio – ed invita il Sindaco di Larino a fare altrettanto – l’attuazione di una simile improvvida disposizione che si colloca in un disegno con profili di totale illiceità.
Dunque, struttura commissariale e ASREM continuano a mettere in atto provvedimenti, solo in apparenza, leciti. Sulla carta, infatti, il Servizio Dialisi di Larino non esiste più, se non fosse invece che ben 11 pazienti vengono assistiti di pomeriggio, tre giorni alla settimana; altri 10 di mattina negli altri tre giorni da lunedì a sabato. Sulla documentazione rilasciata ai pazienti trattati a Larino risulta, infatti, che il trattamento viene erogato a Termoli: insomma un falso! La nostra inchiesta ha inoltre rivelato che sono soltanto tre i medici che assistono i pazienti su tre turni e che, pertanto, se uno di loro è costretto ad assentarsi uno dei colleghi deve sopperire raddoppiando le ore di lavoro in barba alle Direttive Europee, dall’Italia fintamente recepite. E passi una giornata, ma rimane il discorso “ferie” Domanda n. 1: riescono a farlo un periodo di ferie? Domanda n. 2: chi copre il turno del medico assente? Domanda n. 3: sindacati e ispettorato del lavoro, rispetto a queste situazioni cosa fanno? Ritorna, perciò, inevitabile il profilo di incostituzionalità dell’applicazione del blocco del turn-over in ambito sanitario, laddove questo costituisca la mancata erogazione dei livelli essenziali di assistenza nel rispetto della normativa vigente.
Ad ogni modo, l’obiettivo è ridurre a semplice punto prelievi un laboratorio che fino a qualche anno fa era tra i pochi certificati in tutta Italia e in grado di condurre ricerche ed analisi bio-molecolari.
E la chiamano riorganizzazione!

Associazione “Comitato Civico Frentano”

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