Successo per il convegno: “Il basket in carrozzina, allenamento e prestazione sportiva”

Riceviamo a pubblichiamo

Ha avuto un grande successo il seminario dal titolo “Il Basket in carrozzina allenamento e prestazione sportiva, dall’aula al campo di gioco” che si è svolto al Cus Molise organizzato dall’Università degli Studi del Molise (corso di Laurea in Scienze e Tecniche delle attività motorie preventive e adattate) moderato da Anna Lemme (allenatore Fipic) che ha visto la partecipazione di ospiti illustri quali i vertici della Fipic (con in testa il suo presidente Fernando Zappile), il coach degli azzurri Carlo Di Giusto, tre cestisti della nazionale e ospite d’eccezione la signora Maria Stella Maglio, moglie del dottor Antonio Maglio, il neurochirurgo pioniere della riabilitazione e dello sport terapia. Al convegno hanno partecipato gli studenti Ampa. Con loro anche alcuni ragazzi dello Scientifico e dell’Ipia. E’ stata una mattinata all’insegna del confronto e dello sport vissuta a contatto con chi ha raccontato le proprie esperienze di vita e ha fatto della pallacanestro la sua ragione di vita. Ad aprire i lavori il professor Calcagno presidente del corso di laurea in Scienze Motorie Sportive ed Ampa. “Avere la possibilità di confrontarsi con relatori di un certo calibro è sicuramente importante. Come Università siamo sempre stati attenti e interessati a eventi di questo tipo e cercheremo di organizzare altri appuntamenti anche in futuro”. La signora Maria Stella Maglio ha sottolineato il valore degli atleti diversamente abili. “Ho sempre avuto una particolare attenzione per la disabilità – spiega la Maglio – termine quest’ultimo che non amo particolarmente. Gli atleti diversamente abili riescono a fare cose eccezionali. Un immenso grazie va al presidente Fernando Zappile e al coach Carlo Di Giusto per quello che fanno ogni giorno per la pallacanestro in carrozzina e per lo sport”. Il ricordo della signora Maglio è andato poi al marito Antonio Maglio pioniere dello sport paralimpico. “Lui ha fatto sempre tutto con amore e grande passione ed è probabilmente per questo che ha raggiunto dei risultati importanti”.

Il presidente del Cus Molise Maurizio Rivellino, padrone di casa, ha rimarcato l’importanza di questi appuntamenti. “Sono giornate che aiutano a crescere non solo dal punto di vista sportivo ma anche umano – ha detto – come Cus siamo orgogliosi di poterle ospitare. Siamo stati sempre pronti a promuovere eventi di questo genere. Collaboriamo molto con il Cip Molise e abbiamo chiesto, per i prossimi Campionati Nazionali Universitari, che organizzeremo a maggio, di inserire tra le discipline anche il basket in carrozzina. Speriamo che la nostra richiesta possa essere accettata”.

Riconosco che il basket in carrozzina è uguale a quello che si gioca in piedi – ha sottolineato il presidente della Federazione Zappile – anzi ci sono due differenze: la prima è che bisogna spingere la carrozzina e la seconda è che questa disciplina è trainante per tutte le altre discipline paralimpiche. La pallacanestro in carrozzina è uno sport spettacolare che nel corso degli anni ha regalato grandi soddisfazioni (gli azzurri hanno conquistato il pass per i mondiali che si disputeranno ad Amburgo nella seconda metà del mese di agosto ndr). Zappile, poi, coglie l’occasione per fare un appunto alle istituzioni pubbliche. “Ci sono contro – dice – e vi spiego anche il perché. Noi per promuovere questa disciplina non potremmo mai pensare di avvicinare un ragazzo che incontriamo per strada perché questo gesto sarebbe visto come violazione della privacy. Io credo, invece, che sia necessaria la promozione della disciplina per farla crescere ulteriormente”.

Quando ho iniziato a giocare io – spiega nel suo intervento il coach degli azzurri Carlo Di Giusto – un preparatore ricopriva tutti i ruoli. Nel Santa Lucia, invece, ho avuto con me un preparatore Isef che curava lavori specifici per chi gioca in carrozzina. Nello stesso tempo veniva svolto un lavoro didattico importante. Ho fatto inserire 18 ore di corso per nuoto e pallacanestro per permettere la formazione di nuove figure. Dico questo perché ritengo che sia importante la figura del preparatore così come è importante curare l’allenamento”. Il coach si è poi trattenuto con Domenico Miceli, Dario Di Francesco e Simone Maggi (tre atleti azzurri) a fare pratica sul campo dando anche la possibilità agli studenti presenti di provare il basket in carrozzina. Di Giusto ha spiegato alla platea l’importanza della tecnica di tiro e l’importanza della carrozzina, fondamentale in uno sport di contatto come la pallacanestro. A chiudere i lavori ci ha pensato il professore Calcagno. “Ringrazio tutti gli intervenuti, il Cus che ha ospitato l’evento, i vertici federali della Fipic e gli azzurri intervenuti. Sicuramente lavoreremo per organizzare altri eventi di questo genere in questa stessa sede”.

La parola ai giocatori – I tre azzurri presenti insieme al tecnico Di Giusto, nel corso del convegno, hanno raccontato le loro esperienze. “Ho iniziato a giocare perché sono stato contattato in un centro commerciale di Taranto – spiega Domenico Miceli – l’allenatore della squadra della mia città mi ha avvicinato chiedendomi se volevo provare la disciplina. Da allora non ho più smesso”. Dario Di Francesco, invece, ha cominciato nel 2005 a prendere confidenza con il basket in carrozzina. “Grazie al mio fisioterapista ho provato questo sport e mi è piaciuto. Ho iniziato nel Santa Lucia, poi sono passato al Porto Torres e ora gioco a Giulianova. Quando sei in campo hai grandi stimoli e provi una spensieratezza che nessuna altra disciplina riesce a darti”. Simone Maggi ha da sempre avuto la passione per la palla a spicchi. “Ho sempre giocato a basket – spiega – poi a 17 anni mi è stato diagnosticato un tumore osseo in seguito al quale ho dovuto subire l’amputazione di una gamba. Poi mi sono trovato ad andare a vedere una partita e il primo impatto à stato negativo, non ne volevo sapere. Poi ho cambiato idea e devo dire che è stato bello. A volte sono le barriere mentali che ci frenano. Dopo cinque minuti che sono saluto sulla carrozzina mi sono dimenticato che c’era e tutto è stato normale”.

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