Una sala gremita, quella del consiglio comunale di Campobasso. Una sala piena di gente per parlare di un libro, di un libro di storia molisana, quello di Pino Saluppo sulla gestione dei comuni molisani nel periodo fascista. E già questo è un segnale importante. Ma le sorprese non sono finite qui. “I Comuni molisani sotto il simbolo del Littorio” è un libro ben fatto, ricco di fotografie, dalla grafica pulita e moderna. L’editore è la Gazzetta del Molise di Ignazio Annunziata, ed è un altro segnale importante. Un editore che stampa, bene, un libro di storia molisana è un atto di coraggio, di fiducia nel futuro. E poi c’è Pino Saluppo, giornalista, uomo politico nel senso di uomo impegnato nella polis nonché appassionato ricercatore del passato, specie quello, trascurato dai diktat del pensiero dominante, relativo al periodo fascista nel Molise.
La dominazione dei ceti liberali, spesso massoni, nell’Italia dei primi anni del novecento generava insofferenza, reazione, rabbia. Il movimento fascista intercettò questo mutamento della storia ma poi, istituzionalizzatosi a sua volta, ne fu travolto. I massoni ebbero la meglio, la depredazione delle risorse pubbliche in nome del familismo amorale divenne anche nel Molise salvo lodevoli eccezioni ( Pistilli a Campobasso, Cieri a Termoli) la normalità. E allora non c’è chi in questa sala non ha potuto fare a meno di fare un parallelismo con la situazione attuale. Le elite in grisaglie che impongono governi e governatori, la mancanza di qualsiasi disegno o progetto per la collettività che si rappresenta, l’attacco predonesco e piratesco alle casse pubbliche per se stessi e per i propri familiari. Tutto torna, tutto è ciclico avrebbe detto Giambattista Vico. Il ventennio fascista sappiamo come si concluse, con una delle guerre più devastanti che l’umanità abbia mai conosciuto. Speriamo solo che, questa volta, l’esito non sia il medesimo. (Pietro Colagiovanni)