A pesare sulla nostra economia è stata soprattutto la crisi della domanda interna, che è diminuita dal 2007 dell’11,8%. Un dato che si è riflesso non solo sul Pil, ma anche sulle importazioni (che hanno subito un vero e proprio crollo, segnando il -15,6%) e sui consumi. Questi si sono infatti erosi come non era mai accaduto prima, registrando nel periodo preso in esame una contrazione del 7,1%.
Per le Piccole e Medie Imprese italiane, che si rivolgono soprattutto al mercato interno, i riflessi della crisi sono stati pesantissimi. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio Confesercenti, tra gennaio ed agosto di quest’anno hanno cessato l’attività più di 50mila imprese del commercio e del turismo, schiacciate dalla crisi, dalla stretta creditizia e dal continuo ricorso alla leva fiscale, con le immaginabili conseguenze sull’occupazione, soprattutto per i giovani.
In tutta Italia, ma soprattutto nelle regioni e nei centri di piccole e medie dimensioni, l’elevato numero di cessazioni ha portato ad accelerare il processo di desertificazione urbana, mettendo al rischio il servizio di vicinato offerto ai cittadini e indispensabile per le fasce più deboli della popolazione. Resistono, per ora, solo i dettaglianti su suolo pubblico: ma anche queste imprese sperimentano tassi di mortalità mai visti primi.
L’aumento dell’IVA, scattato lo scorso primo ottobre, non aiuterà di certo la ripresa della domanda interna: è anzi probabile che l’innalzamento dell’aliquota al 22% porti a un’altra contrazione dei consumi. Il Governo deve cambiare rotta: non si può pensare di reperire risorse solo attraverso l’innalzamento delle tasse o soluzioni tampone, magari rimandate al prossimo anno. Soprattutto, si smetta di colpire i consumi: diciamo no ad ulteriori aumenti dell’IVA, sia come un altro ritocco verso l’alto dell’imposta, sia nella forma mascherata di uno spostamento di beni verso le aliquote maggiori.
Per tornare a crescere, l’unica soluzione è intervenire con un ripensamento radicale della spesa pubblica finalizzato alla riduzione della pressione fiscale, che sta schiacciando imprese e famiglie. Serve un intervento coraggioso per riformare i livelli di rappresentanza e la pubblica amministrazione, accorpando micro-comuni e comunità montane, tagliando sprechi e inefficienze. Secondo le nostre ricerche, svolte in collaborazione con Ref, è possibile risparmiare 50 miliardi di euro: abbastanza per abbassare sensibilmente la pressione fiscale e far ripartire le imprese e, con loro, tutto il Paese.
Intervento del Presidente Nazionale Confesercenti Marco Venturi.