Vertenza cantonieri provinciali, Di Clemente: le proposte del PCL Molise

Non è fondato quanto afferma il Presidente della Provincia secondo cui il rinnovo dei contratti ai cantonieri sarebbe “vietato” e che comporterebbe chissà quali danni erariali eccetera, né egli ha sinora fornito gli atti da cui tale infondato timore risulterebbe.
In primis non si capisce quale “danno erariale” possa mai insorgere nell’impiego di tali lavoratori: anzi, al contrario, un’eventuale richiesta risarcitoria potrebbe derivare solo dai lavoratori stessi; ma proprio per questo esso si scongiura solo nel momento in cui la vertenza si risolve in favore dei lavoratori. Non solo: l’unico danno erariale vi sarebbe con la privatizzazione: minor livello quali-quantitativo del sevizio a parità di risorse, come già dimostrato in dettaglio nei precedenti documenti.
Ma ciò che taglia la testa al toro è che il rinnovo dei contratti in questione sino al 31/12/2016, come abbiamo già spiegato nelle varie assemblee e incontri pubblici, è consentito ai sensi del combinato disposto dell’art. 1 comma 7 decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78 come convertito nella legge 6 agosto 2015 , n. 125 e dell’articolo 4, comma 9, terzo periodo, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2013, n. 125, e della L. 25 febbraio 2016, n. 21; tenendo in debito conto che tali proroghe legislative sono state di anno in anno rinnovate dal legislatore per cui si ritiene ragionevole attendere anche un ulteriore rinnovo di tale facoltà sino al 31/12/2017.
E ciò trova anche conferma nella direttiva/parere del Dipartimento della Funzione Pubblica –Presidenza del Consiglio dei Ministri – DPF 0016841 P-4.17.1.7.4 del 20/3/2014, nella quale si attesta che, sempre per tali funzioni necessarie, prevalendo la norma speciale suddetta sulla disciplina generale, si riconosce alle Province la facoltà di utilizzare i contratti a tempo determinato “anche oltre il limite di durata massima dei 36 mesi di cui al D. Lgs. 368/2001” ed anche senza la necessità dell’accordo sindacale aziendale ex art.5 comma 4 bis D. Lgs. 368/2001 che, comunque, nel caso di specie ben può essere stipulato.
Ciò premesso il P.C.L. Molise ribadisce la propria piattaforma immediata per scongiurare la nefasta privatizzazione e il licenziamento definitivo dei lavoratori, da realizzarsi con un accordo urgente e sinergico tra OO.SS., Regione Molise, Provincia e Comuni interessati e ANAS:
1. L’amministrazione provinciale di Isernia proceda per l’immediato al rinnovo/stipula dei contratti a tempo determinato sino al 31/12/2016 per le comprovate esigenze di manutenzione stradale, e, qualora la norma dovesse reiterarsi come sinora accaduto, sino 31/12/2017, nel mentre si lavora per la soluzione stabile.
2. Nelle more della ridefinizione dell’assetto della Provincia a seguito del completamento del processo di riordino, non escluse le rilevanti conseguenze giuridiche in favore dei lavoratori e del servizio pubblico se dovesse vincere il NO al referendum, la Provincia attivi l’iter per la costituzione di un’azienda speciale provinciale multiservizi prevista dall’art.114 del T.U.E.L. per l’impiego dei detti lavoratori, recependo anche le numerose delibere comunali emesse in tal senso e che propongono pure delle convenzioni (v. delibera del Comune di Macchiagodena).
3. La Giunta Frattura sinora gravemente inerte sul punto, deve contribuire sotto il profilo finanziario a garantire lo svolgimento del servizio di manutenzione stradale in quanto inderogabile ed essenziale.
4. Si coinvolga anche L’ANAS: la Legge 28/12/2015, n. 208 (Legge di stabilità 2016) autorizza l’ANAS a stipulare accordi con Regioni ed Enti locali, finalizzati a conferire alla stessa ANAS le funzioni relative anche alla manutenzione delle strade provinciali, fino ad un massimo di 100 milioni di euro, a valere sulle risorse di cui all’articolo 1, comma 68, della legge 27 dicembre 2013, n. 147.

Per il P.C.L., nondimeno, rimane indispensabile il legame tra queste battaglie sociali immediate ed una lotta generale per abolire il precariato, uno dei crimini sociali del capitalismo, trasformando per legge tali contratti precari in contratti stabili a fronte di servizi continuativi, come esige il minimo senso di razionalità e soprattutto di dignità umana del lavoratore.

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