Un lettore ci scrive/ amministrative a Campobasso: mala tempora currunt

Riceviamo e pubblichiamo

Immagino già il futuro primo cittadino di Campobasso, qualunque sia la casacca politica che indosserà, sedere sullo scranno di Palazzo San Giorgio ed avere dinanzi a sé tutti gli incartamenti delle questioni irrisolte di questa strana città.

Una città che si è autocompiaciuta per troppo tempo, che non ha voluto mediare con quei pochi che le dicevano che cosa fare per migliorare, che non si è interfacciata con l’esterno per capire come intervenire e dove reperire i fondi.

A Novara si dice che la nebbia offusca i ragionamenti dei suoi abitanti quando questi agiscono in modo palesemente errato. Ne hanno ben donde, perché da quelle parti la nebbia abbonda. A Campobasso, dove di nebbia ce n’è poca, devono essere le polveri sottili a portare ad un tale obnubilamento.

Non si può credere, infatti, che non si percepisca come vergognosa la condizione in cui versano i marciapiedi, non si può credere che non si avverta come grave la costruzione dell’ennesimo, orripilante edificio in via Conte Verde dopo aver abbattuto conifere su conifere, non si può credere che non ci sia un piano regolatore che eviti la costruzione di parallelepipedi scandalosamente alti e brutti senza neanche un filo d’erba intorno, non si può credere che si lascino indisturbati determinati cittadini nel riempire la collina Monforte di rifiuti, magari anche con qualche atto sacrilego, non si può accettare che chi sbaglia e viola le regole non paghi mai, non si può credere che non si percepisca come improvvisato e non degno di spirito programmatico deputare la villa del Municipio a partite di calcio di ragazzini noncuranti che in più di un caso ledono l’integrità dei pochi alberi ivi presenti, non si può credere che non ci si accorga dell’assenza di pianificazione di aree verdi di un certo respiro, con sistemi di videosorveglianza e strumenti di intrattenimento per tutte le età, non si può credere che non si ritenga uno scempio la presenza di una piscina comunale che ha subito solo rattoppi e ha un’esiguità degna del paese dei Lillipuziani, non si può credere che non si ritenga un’onta lasciare Piazza Prefettura, via San Leonardo e via Ferrari nel più completo abbandono, non si può credere che non si ritenga un’imperdonabile dimenticanza non aver pensato agli anziani, che non hanno un circolo in cui riunirsi, svolgere attività ricreative, sentirsi utili, non si può credere che non si ritenga offensivo dei diritti dei cittadini non avere adeguati attraversamenti pedonali che non mettano a repentaglio l’incolumità dei passanti.

Ci sarebbe ancora altro da dire, ma le parole, sappiamo, volano via col vento, ed allora l’invito, tanto per il futuro sindaco quanto per tutti noi -quei pochi rimasti in una città ombra di se stessa- è fermarsi tutti e chiedersi che cosa si voglia realmente per il capoluogo, che ormai si fa anche fatica a definire tale, considerando tutto quello che ha perso negli anni: dalla bellezza ai servizi alle teste pensanti.

Con umiltà e lavoro di squadra c’è ancora qualche spiraglio per evitare quanto il buon Cicerone disse ai suoi tempi, disgustato da certi tradimenti al concetto di Repubblica e dal malcostume imperante: “mala tempora currunt, sed peiora parantur”.

Di tempo, però, ce n’è poco.

Michelangelo Bertazzoni

Commenti Facebook