Time Out/ Il basket campobassano dagli anni 70′ agli anni ’90: Giancarlo Giarletti

di Stefano Manocchio

E’ stato a Campobasso nell’ultima fase del grande basket, prima della triste cessione del titolo al Pozzuoli; ma Giancarlo Giarletti ha lasciato il segno nella tifoseria, per l’alto tasso tecnico ed il livello delle prestazioni sportive garantite. Era una squadra, quella allenata da Vandoni, che fondava le speranze soprattutto su due o tre grandi nomi, compreso appunto il playmaker arrivato da Forlì e coesa con l’apporto di un gruppo esperto e motivato. Giarletti ha giocato due campionati a Campobasso, dalla B d’eccellenza all’epilogo che mai i campobassani avrebbero voluto vedere; ma del forte playmaker ricorderanno certamente le giocate di qualità, che si riflettono nello ‘score’ che più volte l’ha visto in doppia cifra.

Così ricorda la sua esperienza campobassana.

“Il campionato di serie B era il vero campionato con gli italiani, visto che la serie A era dominata dagli americani ed il livello era altissimo. Io nei due anni precedenti avevo militato in serie A a Bologna e Forlì e venni contattato da Vandoni; di quell’esperienza ricordo i contatti con i fratelli Di Vico e il presidente Di Placido, lo sponsor importante (La Molisana) e la voglia di soddisfare le ambizioni, visto che si parlò anche del salto in A2. Il primo anno giocammo bene e sfiorammo i playoff (settimo posto, ndr.), poi purtroppo il titolo venne ceduto e tutto finì”.

Dopo come è proseguita la carriera?

“Ho giocato alcuni anni a Cagliari e Latina, poi sono rientrato in Puglia, sempre in B d’eccellenza. Dopo aver smesso di giocare per alcuni anni ho allenato, poi ho cambiato vita e adesso gestisco un negozio di ottica.”.

Quali i ricordi della società e della città?

Giarletti con la formazione del Campobasso/ La Molisana

“Era una società seria che manteneva gli impegni presi; a quei tempi il campionato di serie B era differente, c’erano costi alti ed era impegnativo e le società erano importanti come gli sponsor. A Campobasso tutto questo c’era; io era indeciso se venire in Molise, volevo rimanere in serie A, però devo dire che sono stati anni molto belli, come bello è il ricordo che ho della città. L’ambiente era tranquillo e si stava come in famiglia, il pubblico era molto caloroso e c’era un bel tifo; una città a misura d’uomo dove si poteva far bene, anche se faceva molto freddo. Ricordo le serate in ‘piazzetta’ e lungo il Corso principale; non c’era molta vita e mancava l’apporto di giovani che adesso è assicurato dall’università, mentre allora dopo il diploma andavano via, soprattutto a Roma. Quando aprì l’Amadeus divenne un ritrovo per molti giovani e anche per noi. Ricordo che eravamo sempre in compagnia. Sono tornato a Campobasso nel 2012 (per la partita con le vecchie glorie rossoblù, ndr) ed è stato molto bello rivedere tutti; per un giorno siamo tornati ‘burloni’ come allora. Succede perché ci siamo voluti bene. La città era un po’ cambiata e si respirava un clima diverso, perché c’era l’università. Quando penso a Campobasso mi vengono in mente ricordi belli, ma resta l’amaro in bocca per l’epilogo sfortunato, perché il successo ci è sfuggito proprio alla fine”

Può tornare quel clima e il grande basket maschile a Campobasso?

“Adesso è tutto diverso ci si sposta con un team di almeno venti persone, tra allenatori dirigenti, giocatori, massaggiatori ed altri. Ci vuole una struttura solida per affrontare le esigenze moderne, ci sono i procuratori. Ci vuole una mentalità ed un’organizzazione differente”.

E’ rimasto a contatto con il mondo del basket?

“Seguo il campionato del Brindisi in serie A e il basket americano in tv”.

Giarletti ha anche avuto un’esperienza ‘senior’ molto importante: ha fatto parte della selezione ‘over 40’ della Nazionale italiana di basket che ha partecipato all’Europeo di Kaunas nel 2012.

“Voglio salutare tutti gli amici dell’epoca ed alla città auguro di tornare nel basket che conta”.

Raccogliamo il messaggio di speranza che chiude questa bella intervista e lo facciamo nostro, per tornare tutti a rivivere quei momenti.

Ringrazio il Comitato Regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.

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