Time Out/ Il basket campobassano dagli anni 70′ agli anni 90′: ricordando Gianni Oriente

di Stefano Manocchio

La serie di ricordi sul basket campobassano dei tempi d’oro anche questa settimana si sofferma sulla figura di una persona che ha dato molto al basket campobassano e che purtroppo non è più fra noi: il giornalista Gianni Oriente. Come quella rilasciata da Mimmo Di Placido anche questa porta un carico di emozioni, non solo per il ricordo di due persone scomparse, ma anche perché gli intervistati, prima il figlio di Franco Di Placido e adesso il fratello di Gianni Oriente, nel parlare hanno ricordato momenti di sport che ho condiviso, avendo con entrambi avuto modo di giocare varie partite, anche a livello agonistico. La chiacchierata con Gaetano Oriente ha avuto proprio un continuo ripercorrere storie che mi hanno rimandato ai tempi giovanili ed è stata particolarmente sentita da entrambi.

Parliamo un po’ di Gianni: quando è iniziata la sua passione per il basket?

“Gianni ha iniziato verso la metà degli anni’70 a seguirmi al campetto ‘Sturzo’ dove io disputavo i campionati giovanili con il Nuovo Basket Campobasso; non c’era ancora l’autonomia regionale e si giocava contro varie squadre non molisane generalmente pugliesi; mi è capitato di incontrare come avversario un giovanissimo Walter Magnifico (giocava a San Severo, ndr) che sarebbe diventato poi un pilastro della Scavolini Pesaro e della nazionale. Io e Dario Gianfagna fummo incaricati di marcarlo e si può dire che cercammo solo di farlo. Mio fratello mi ha sempre seguito nel percorso cestistico; andavamo in auto in trasferta con gruppi di genitori al seguito; poi sono passato in prima squadra con Antonio Varrone, il compianto Carlo Antonelli, Tonino Mastandrea, Michele Costantini, Giacinto Paventi, Marco Zollo, Lillo Sabelli, Leo Di Marzio ed altri ancora. Erano anni pionieristici del basket cittadino e non a caso veniva chiamato ‘basket pane e frittata’ per il modo semplice di affrontare le trasferte. Poi il passaggio nella palestra dell’Itis, che sembrava chissà cosa rispetto al campetto ‘Sturzo’ e con l’arrivo di Ugo Storto come allenatore (altra importante figura per il basket campobassano, purtroppo anche lui scomparso) ci fu l’evoluzione, fino ai tempi di Di Placido ed i fasti della serie B”

Da sin. Renato Castorina, Bruno Petti e Gianni Oriente

Come ha vissuto quel periodo storico?

“Lui quella fase l’ha vissuta tutta, dalla gloria alla discesa fino alla cessione del titolo al Pozzuoli. Nella sua esperienza da cronista, con Radio Luna e Telemolise, di fatto è stato in trasferta ovunque, da Roma a Porto San Giorgio finanche in Sicilia e Sardegna; le trasferte lontane si potevano affrontare grazie alle sponsorizzazioni, perché i costi erano di tutto rispetto. Ha sempre messo passione ed enfasi nelle radiocronache e telecronache e con il tempo ha acquisito cultura cestistica”

Ricordi qualche episodio, anche spiacevole?

“A Porto Sant’Elpidio ce la vedemmo scura e fu difficile raggiungere l’auto per tornare a casa; ma anche Montegranaro era una piazza ‘calda’. Abbiamo superato momenti difficili ed in occasione di una trasferta ebbe anche un incidente d’auto a Roma sul GRA. Poi ci sono i ricordi belli, primo fra tutti la promozione in B nella partita contro il Battipaglia”

Con quale spirito affrontava le partite da raccontare?

“Per lui la cronaca della partita era coinvolgente e negli anni d’oro instaurò fitti rapporti con la stampa anche di fuori regione, soprattutto con i redattori che seguivano le altre squadre e il suo impegno era per questo motivo quotidiano; era meticoloso e preciso e spesso trasportava le emozioni anche in famiglia”.

Raccontiamo qualche esperienza che vi ha riguardato entrambi

“Io ho fatto il CAR del servizio militare a Trapani ed un suo amico giornalista di Marsala era tenente medico in caserma e si instaurò un dialogo, al punto da essere stato anche ospite a casa sua qualche volta”.

Il rapporto con il basket è stato di reciproco rispetto: ma è sempre andato tutto bene?

“Io sinceramente credo che avrebbe meritato di più e che il basket non gli abbia restituito abbastanza rispetto a quello che lui ha dato. So che è terreno delicato, ma sono deluso dal comportamento dell’entourage che a mio avviso dopo la sua scomparsa non gli ha tributato il riconoscimento dovuto; lo dico senza nota di polemica, ma è quello che penso”

Per te il legame con il basket continua?

“No, io mi sono allontanato dal basket e da alcuni anni ne seguo le sorti solo da lontano”.

E’ possibile ricreare l’ambiente della serie B nel basket maschile campobassano?

“La vedo difficile, a meno che non esca una classe dirigente in grado di lavorarci con imprenditori interessati. L’esempio della Magnolia nel basket femminile è importante e potrebbe essere replicato nel settore maschile, casomai con l’interessamento della stessa struttura societaria e imprenditoriale; però sarebbe difficile mantenere contemporaneamente due impegni così gravosi, anche a livello economico, anche per un management così forte. A livello di costi e sforzi organizzativi e anche di impatto sono sue realtà diverse: quindi credo che, almeno nel breve periodo, il discorso sia difficile”.

Ho tenuto alla fine il mio ricordo personale di Gianni. Ci siamo sempre rispettati e le nostre strade solo occasionalmente si sono incontrate; il ricordo è di una persona garbata e sempre educata e tra noi non è mai mancata la chiacchierata amichevole, il saluto educato anche a distanza. Insomma è stato quello che si dice essere una persona per bene e lo ricorderò sempre con grande rispetto e simpatia.

Ringrazio il Comitato Regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.

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