Il dio Irlandese del mare si chiama Manannan Mac Lir. Un nome che ci rende difficile immaginarlo come un dio: istintivamente, pensiamo a un personaggio di qualche film americano, interpretato da J.Stewart o G. Cooper. Nessuna solennità ieratica appartiene agli dei del pantheon Irlandese. Manannan figlio di Lir, l’oceano, percorre sopra un carro trainato da cavalli bianchi le vie dell’acqua, incantando i naviganti e mostrando loro la sua maestria di mago e di signore delle metamorfosi: a un suo gesto, la distesa salata del mare si trasforma in una pianura fertile, la cresta delle onde in fronde di meli e di ciliegi, i salmoni in agnelli. In alcune manifestazioni folkloristiche, ha un mantello candido, fiammelle intorno alle piante dei piedi, una coroncina di fiori in capo, e mani verde-azzurre percorse da alghe invece che da vene. Manannan Mac lir incarna i desideri essenziali dell’anima celtica: il suo regno, sul mare aperto, è anche quello dell’Eterna Giovinezza, che gli irlandesi immaginano in un isola sorretta da quattro pilastri di bronzo, alta su ogni maroso e su ogni tempesta. L’isola si chiama in gaelico “Tir na n’Oc”. là si trovano alberi dai rami e dai fiori d’argento, pascoli floridi, fiumi cristallini che sfamano e dissetano mandrie eterne. Là il miele lo danno sciami dorati di api che parlano una lingua antichissima, segreta, e conoscono l’origine e il fine dell’universo. Le ragazze hanno gance rosa e denti bianchissimi, i ragazzi combattono valorosamente senza ferirsi e senza morire. E’ il paradiso celtico, il regno dell’immortalità e della bellezza.
