Termoli Bene Comune e Rete della Sinistra: Sanità, il disastro annunciato

Le ultime notizie sulla situazione all’ospedale San Timoteo confermano purtroppo punto per punto quello che come Rete della Sinistra avevamo più e più volte previsto e denunciato; e anzi, se possibile, descrivono un quadro a tinte ancora più buie.

Riassumiamo, basandoci su ciò che i media hanno rilevato e sulle tante segnalazioni ricevute da cittadini e personale medico:

– ospedale usato sin dall’inizio della seconda ondata come ospedale misto, nonostante mancasse qualsiasi designazione ufficiale;

– pazienti tenuti per giorni nell’area della medicina d’urgenza in attesa di un trasferimento al Cardarelli, unico presidio Covid designato, sottraendo così ai malati “normali” la struttura indispensabile per l’intervento veloce su patologie altrettanto mortali del virus;

– personale insufficiente, costretto a turni di 12 ore, obbligato a lavorare con pazienti Covid e non, con le conseguenze che abbiamo sentito ieri, tra i 15 e i 20 casi rilevati; e per giunta

sentirsi dire dall’esimio dott. Florenzano che “se si usano correttamente i presidi non ci si contagia”. Gli consigliamo di andare a ripetere questa affermazione alle famiglie delle centinaia di medici e infermieri morti in Italia da febbraio a oggi. Tutti incapaci di usare tute (ad avercele) e mascherine?

– percorsi non completamente separati all’interno dell’ospedale, anche al pronto soccorso, con i rischi che si possono immaginare;

– presenza di una sola ambulanza per il 118, impegnata tra l’altro nel trasporto dei malati Covid a Campobasso, quando finalmente veniva concesso il ricovero; una seconda ambulanza è arrivata in questi giorni come dono di esterni, non certo perché si sia provveduto da parte dell’ASReM;

– assunzioni di personale infermieristico con modalità a partita Iva, anche di fronte al disastro: ancora il 12 novembre (lo ha mostrato il TG 3) si facevano bandi con questo procedimento, che non incoraggia, anzi disincentiva le candidature, nonostante i fondi statali consentissero assunzioni stabili. Come logica reazione, anche chi già lavorava in questo modo all’interno del San Timoteo, esasperato dalla precarietà unita ai rischi di una gestione simile, se n’è andato in regioni dove si facessero contratti regolari;

– inadeguatezza estrema dell’assistenza domiciliare dei paucisintomatici e dei convalescenti Covid tramite le Unità speciali di continuità assistenziale (USCA), che nel Distretto sanitario di Termoli, con 100.000 residenti, vede la presenza di un solo gruppo, con base a Larino, mentre per disposizioni governative ci dovrebbe essere almeno una USCA ogni 50.000 abitanti;

– evidente estrema difficoltà, come già nella prima ondata, per tutti i cittadini nell’accesso alle cure di altre patologie, spesso indispensabili alla sopravvivenza, siano esse interventi chirurgici o attività di visita e controllo. Ma quando anche fosse possibile un uso più semplice e veloce del nostro presidio ospedaliero, chi di noi non avrebbe paura ad utilizzare un ospedale misto e gestito in questo modo, con i contagi dilaganti e il tracciamento saltato?

A questa situazione locale disperante si aggiunge infatti l’aumento dei contagi e soprattutto delle morti, il collasso totale del Cardarelli dal quale i pazienti vengono ora spostati a Venafro, le attese di settimane per avere i tamponi, le sanificazioni che arrivano dopo giorni e giorni.

Ora, se è vero che non si possono attribuire alle persone attualmente in posizioni apicali (Toma, Florenzano, Scafarto, Giustini, Grossi) tutte le responsabilità di 12 anni di smantellamento della sanità molisana, e nello specifico del San Timoteo, appare evidente a chiunque che nel tempo del Covid essi hanno dimostrato una incapacità totale di affrontare l’emergenza, sia a marzo (quando emergenza in realtà non c’è stata e si sarebbero potuti evitare tutti i disagi e la negazione delle cure inflitti ai molisani), sia soprattutto ora. La pandemia qui da noi di fatto non è stata gestita male: non è stata gestita affatto. Non si è programmato, non si è pianificato, anzi, si è impedita l’unica, facile soluzione che avrebbe garantito sicurezza e cure: la trasformazione dell’ospedale di Larino in struttura Covid, chiesta a gran voce da gran parte del territorio.

Abbiamo visto solo iniziative di facciata, tardive e casuali, presentate come geniali scelte di indirizzo: ieri ci è stata annunciata la “nuova fase dell’emergenza”, consistente nel fatto che ora i pazienti Covid in eccesso verranno curati a Venafro. E si fa passare come effetto di attenta programmazione quello che è in realtà il tentativo disperato di fare fronte al sovraccarico del Cardarelli.

Un pericolosissimo andare a rimorchio degli eventi quando il proprio compito sarebbe quello di prevederli e governarli; la sanità creativa, insomma, con l’ospedale da campo che ci vorranno due mesi ad approntare nel punto più freddo di Campobasso, in pieno inverno. Oppure gli alberghi pagati per ospitare i malati asintomatici, scelta in effetti legittima, ma non necessaria quando si hanno a disposizione le migliaia di metri quadri della struttura larinese. O l’autorizzazione al personale contagiato ma asintomatico di continuare a lavorare all’interno degli ospedali.

Riteniamo tutto questo più che sufficiente per chiedere le dimissioni in blocco e immediate di chi in Molise avrebbe il dovere di gestire la pandemia, è pagato, e molto, per farlo e (non) lo fa in questo modo; siamo stufi di ascoltare affermazioni che non stanno in piedi, di sentire il Presidente della Regione parlare senza contraddittorio in tv mentre il virus dilaga e gli anziani sono lasciati a morire nelle case di riposo, di leggere le tardive comunicazioni del commissario ad acta, quello che avrebbe dovuto redigere il piano anticovid e che non è stato capace di imporsi nemmeno su richiesta di 100 sindaci e associazioni.

Ora ci annunciano piani straordinari per il san Timoteo. Sarebbe interessante sapere quali. La chiusura totale, come del resto più amministrazioni hanno preparato per anni e anni?

TERMOLI BENE COMUNE – RETE DELLA SINISTRA

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