Nasce così la Su & Giù, manifestazione che da quarant’anni, in una domenica di inizio novembre, tiene viva la città di Campobasso. Un capoluogo di regione per troppi versi avviato verso un inesorabile declino. Morale e intellettuale. La Su & Giù tiene viva la flebile fiammella della speranza. Testimonianza che qualcosa di diverso è possibile. E’ possibile riappropriarsi dei propri spazi cittadini. E’ possibile unire un popolo diviso dai tempi dei Crociati e dei Trinitari. E’ possibile valorizzare un borgo che non ha nulla da invidiare ai più celebrati ed osannati centri storici d’Italia. Quanta cultura e quanta storia abitano le mura un tempo delimitate dalle sei porte? Possibile che solo la Su & Giù riesca nell’intento di restituire dignità a quei luoghi? Per fortuna che c’è. Perché a prescindere da tutto, Campobasso non sarebbe tale senza il suo evento più atteso e significativo. La città giardino e la città della Su & Giù: così per anni è stato riconosciuto il capoluogo di regione. Se il primo enunciato non è più vero, per il secondo sarà così ancora a lungo. Fino a quando la Virtus avrà la forza e la voglia di seguire le orme tracciate dai fratelli Palladino, partiti da quell’utopica visione. Un sogno lungo quarant’anni, cresciuto nel corso delle stagioni e fatto proprio dalla maggior parte dei campobassani. Perché non c’è un bambino che non aspetti con trepidazione quella domenica di novembre. E non c’è un adulto, passato da quella trepidazione, che non annoti sul calendario quella data.
Quaranta candeline, il prossimo 10 novembre, sono tante e poche sono le manifestazioni di questo genere che tagliano un simile traguardo. Se alle fondamenta non c’è passione, non c’è amore, non ci sono sogni o utopiche visioni non si arriva a queste mete. Obiettivi che solo lo sport può raggiungere. E il tema di questa quarantesima edizione non poteva essere differente: sport libera tutti. Perché lo sport libera dagli affanni quotidiani. Dall’angoscia di un vivere di stenti. Lo sport ha evitato guerre (Gino Bartali, Tour del ‘48) ed é sfuggito ai pregiudizi (Jesse Owens, Berlino ’36). Lo sport aiuta e lo sport insegna. Anche a vivere. Perché nella vita, come nello sport “mai nel cuore degli uomini vi siano sentieri di resa”.
Buon compleanno Su & Giù. Lunga vita a te e alle utopiche visioni.
Mimmo di Iorio