“Pronto: telefoniamo per conto del candidato…”

Destra, Sinistra, Centro, questo è il dilemma che in questi giorni molti personaggi più o meno noti si pongono in vista dei prossimi appuntamenti elettorali che inizieranno a marzo per finire ad aprile con una campagna elettorale estenuante ma soprattutto ancora una volta al vetriolo, visto i vari competitor che sono agguerriti più che mai. Collocazioni che fanno si che alleanze di un tempo vengono riviste e stravolte tanto da creare tensioni tra i vari schieramenti politici, sempre più promiscui. Allocazioni che ancora una volta aprono scenari inusitati anche perché mai come ora è veramente difficile se non arduo fare scendere in campo per cercare di convincere l’elettore della bontà delle idee che si propongono. Una competizione che si presenta con un enorme punto interrogativo; eppure c’è ancora, qualcuno che ci prova. Leggendo i vari proclami, ma soprattutto le dichiarazioni dei contendenti viene spontaneo domandarsi se “questi signori ci fanno o ci sono”, nel senso che non si rendono conto che gli italiani, molisani e Campobassani in primis sono stanchi di essere presi per il naso da chi “bivacca” nei palazzi del potere con la speranza di impinguare i conti in banca, mentre c’è gente che non può comprare neanche un litro di latte. Personaggi che affidano ad agenzie specializzate il compito tramite interviste telefoniche di sondare il gradiente, senza sapere gli elettori non ne possono più, di essere subissati d’interviste, e-mail, messaggi che possono dare indicazioni su quello o quell’altro eventuale candidato. Sarebbe il caso di non telefonare, specialmente all’ora di pranzo o di cena, perché non si regge più il fuoco di fila di questo modo di fare la propaganda elettorale. Un modo innovativo, sotto moltissimi aspetti, ma vessatorio che la dice lunga di come la voglia di apparire non è assolutamente sopita, anzi è pressante più che mai. Una voglia dettata unicamente dall’arrivismo smodato che prevale ogni qualvolta si apre la stagione elettorale. Ecco perché sarebbe meglio desistere se non si vuole che le risposte vadano oltre la decenza. Desistere perché i problemi certamente non sono risolti al telefono, anzi irritano ancora di più. Desistere altrimenti il gradimento, nell’eventualità che ancora ci sia, viene meno. Desistere perché la misura è colma; e quando la misura arriva a saturazione è pericoloso perché si ottiene la repulsione alla politica che invece è una cosa seria che molti, anzi moltissimi hanno scelto quale passatempo e non come missione per dare una risposta alla collettività sempre più stanca, sempre più arrabbiata e i molisani credeteci lo sono seriamente.

Massimo Dalla Torre

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