Piano Garanzia Giovani: da opportunità a vero e proprio flop

Il Piano Europeo Garanzia Giovani mostra sempre più criticità e pochi, pochissimi lati positivi per coloro ai quali la misura dovrebbe essere rivolta: i giovani NEET tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. In Molise, va ricordato, sono oltre 16 mila a trovarsi in questa condizione di marginalità, se non di vera e propria esclusione sociale. In riferimento alla misura riguardante i tirocini extracurriculari (sono 780 quelli finanziati dalla Regione Molise con 2.496 mila euro) i problemi che molti ragazzi molisani stanno riscontrando sono prevalentemente: i troppi passaggi burocratici e l’estrema farraginosità delle procedure, incentrate su un estenuante rapporto tra tirocinante, soggetto ospitante e soggetto promotore; l’enorme mole di moduli cartacei da riempire e consegnare tra un ufficio e l’altro; la non adeguata organizzazione e la mancanza di dialogo tra le strutture pubbliche interessate, che si traduce spesso nella ritardata o mancata corresponsione delle indennità previste ai tirocinanti. Quando parliamo di indennità, parliamo di appena 450 euro lordi al mese per un totale di sei mesi. Inoltre, molti ragazzi che si sono registrati al portale www.garanziagiovani.gov.it, unico elemento richiesto per poter accedere alle misure finanziate, lamentano di aver atteso anche 7 mesi prima di essere chiamati dai CPI per l’accoglimento, la presa in carico e la successiva profilazione. Tutto ciò quando il tempo massimo previsto per l’attivazione e’ stato fissato in 4 mesi.
La eccessiva burocrazia ha un’unica spiegazione: buona parte dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea non finisce nelle tasche vuote dei giovani nei confronti dei quali il piano in teoria è rivolto, ma a soddisfare questo perverso meccanismo che va dalla presa in carico, alla stipula del patto di servizio, fino alla profilazione del ragazzo. In questo percorso entrano in gioco enti, agenzie interinali, aziende private che dovrebbero facilitare l’accesso all’occupabilità del giovane ma, al contrario, sono essi stessi a beneficiare di una quantità nient’affatto trascurabile di risorse. I soli a restare a bocca asciutta sono proprio i cosiddetti NEET, quelli che dovrebbero avere i maggiori benefici in termini di occupabilità e remunerazione ma che, dopo aver attraversato i gironi infernali della burocrazia, devono accontentarsi delle briciole per poi, dopo sei mesi di esperienza (formativa?), far ritorno nuovamente a casa.

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