Petraroia: l’esempio di Berlinguer aiuti l’Italia ad uscire dalla crisi

Leggere la biografia di Giovanni Berlinguer aiuta a comprendere lo spessore morale, la competenza scientifica ed il rigore professionale di una figura che ha attraversato il Novecento impegnandosi attivamente per l’emancipazione ed il progresso delle classi sociali meno abbienti. Una vita dedicata alla causa del lavoro, del Mezzogiorno, del diritto alla salute e dell’uguaglianza, condotta con passione civile, dedizione e forte senso del dovere. Un profilo politico molto lontano dallo stereotipo di questo periodo buio della democrazia italiana, capace di ascoltare e rappresentare la propria posizione con un garbo ed una fermezza di rara intensità. Nel 2001 ho avuto la possibilità di condividere con Giovanni Berlinguer la mozione congressuale “Per tornare a vincere” che lo proponeva alla segreteria del partito, sulle posizioni del socialismo europeo, del pacifismo, della difesa dell’ambiente e di un raccordo stretto con il mondo del lavoro e con la rappresentanza dei lavoratori.
Nelle riunioni nazionali, nei seminari tematici e negli incontri che promuovemmo in Molise insieme a lui, c’era da apprendere lo stile sobrio, la tenerezza dei tratti e la chiarezza del programma esposto e dei valori fondamentali di una forza politica di sinistra.
La vittoria di Fassino non fu lineare, come confermò la vicenda congressuale del Molise dove il correntone berlingueriano arrivò al 50% ma si dovette arrendere per pochi numeri al cospetto di una seconda sezione del partito nata ad horas a Campobasso con più iscritti di quella storica e sciolta come neve al sole subito dopo il congresso, ma Giovanni difese l’unità del partito e sollecitò tutti a rispettare il responso degli iscritti centristi che già nel 2001 risultarono decisivi per scegliere la linea politica ed il gruppo dirigente nazionale e regionale del partito.
Il suo insegnamento ci portò ad anteporre sempre il bene comune, l’interesse generale e le grandi questioni sociali, ai particolarismi della minoranza congressuale, senza mai rinunciare però alla lotta ideale sui valori, sui principi e sulle proposte programmatiche della sinistra europea, laburista, pacifista e progressista.
L’errore storico del gruppo dirigente nazionale dei DS avvenne in quel periodo con la scelta di inseguire i propri avversari sul loro terreno culturale spingendosi sempre più a destra, fino a sparire dalla rappresentanza politica perché spazzati via dalla propria rinuncia a riconoscersi nelle pagine della sinistra italiana ed europea.
E’ stravagante ascoltare oggi gli stessi protagonisti di quel 2001 che si scontrarono con Giovanni Berlinguer in nome di un realismo centrista, sorpresi dal mutamento antropologico intervenuto che ha portato i valori, la cultura ed i dirigenti centristi negli snodi strategici del partito e delle istituzioni.

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