Petraroia lascia il PD e aderisce al Gruppo misto. Le motivazioni in una nota

Il Partito Democratico è impegnato a contrastare positivamente le politiche di austerità dell’Unione Europea ed il Governo Italiano ha formalizzato insieme ad altri Stati la meritoria proposta di mutare i parametri di calcolo della Commissione sulle manovre contabili nazionali, al fine di favorire gli investimenti sulla crescita e sul lavoro. Contestualmente vanno condivise e pienamente sostenute le iniziative del nostro Governo in tema di politiche di accoglienza dei rifugiati e quelle tese a dirimere le crisi internazionali ( Libia, Medio-Oriente, Ucraina ) evitando nuove guerre. Il dinamico protagonismo italiano ha consentito al nostro Paese di recuperare un ruolo di riferimento a livello europeo sopperendo alla fragilità delle formazioni socialiste e democratiche, messe ai margini da tempo in Germania, Regno Unito e Spagna. Ma nel mentre si riconosce la positività di un’azione politica esterna che auspichiamo possa far riconoscere all’Italia il seggio alle Nazioni Unite in scadenza nei prossimi mesi, non si può non segnalare sul piano interno un processo di mutamento antropologico e culturale del PD con uno scivolamento progressivo verso posizioni regressive molto lontane dalle sensibilità storiche della sinistra italiana. Mi limito a segnalare solamente due temi quali la Questione Democratica e la Questione Sociale. Sulla prima Questione, il PD si è reso promotore di un disegno di riforma costituzionale a colpi di maggioranza aggregando spezzoni di gruppi di potere storicamente vicini a Berlusconi ed allontanando ogni sintesi con le altre formazioni politiche a partire da quelle di sinistra. Una scelta che ha prodotto una pericolosa legge elettorale che alla prossima tornata, nella malaugurata ipotesi di una conferma referendaria delle modifiche costituzionali, rischierebbe di assegnare anche ad una formazione estremista, populista e reazionaria, non solo la Maggioranza Parlamentare bensì la possibilità di piegare le istituzioni al volere di una Minoranza Organizzata del corpo elettorale. Visti i recenti successi delle formazioni xenofobe in Austria, in Polonia, in Ungheria, in alcuni Lander della Germania e l’allarmante consenso di Trump nelle Primarie degli Stati Uniti, non si può minimizzare il rischio di una deriva estremamente perniciosa anche in Italia che una volta concretizzata non troverebbe più adeguati contrappesi istituzionali. Sulla Questione Sociale il Governo ha inteso investire sulla precarizzazione del lavoro confidando nell’autonoma capacità del sistema capitalista di garantire il rispetto delle regole essenziali a partire dal riconoscimento dei diritti fondamentali dei lavoratori all’interno delle imprese.
Una simile scelta è stata arricchita da una serie di provvedimenti fiscali in favore delle rendite e delle proprietà immobiliari, nel mentre, ai ceti meno abbienti, si è inteso erogare 80 euro mensili al di fuori della contrattazione collettiva e senza intervenire sul cuneo fiscale che penalizza i salari con un costo del lavoro troppo elevato. Rispetto a tali scelte di linea politica è indispensabile aprire un confronto che restituisca un ruolo attivo agli Organi Direttivi del PD ad ogni livello, coinvolgendo i militanti e gli iscritti, sulle strategie da seguire a partire dal rilancio del Mezzogiorno e delle Aree Interne, delle Politiche Ambientali e dalla qualità degli interventi di promozione dello Sviluppo Economico. Bisogna reagire all’illusione autoreferenziale della delega in bianco affidata nelle mani di un ristretto nucleo di dirigenti del partito e/o di amministratori. Al contrario, va restituita dignità alla militanza, alla rappresentanza sociale e alla partecipazione democratica dei cittadini.
Sul piano personale ho contribuito, in questi anni, con lealtà e correttezza, al confronto interno al PD e al centrosinistra da componente dell’area di SINISTRADEM – CAMPO APERT, ma al cospetto di decisioni forti come quella che ho assunto di aderire al Comitato per il No al Referendum sulle modifiche costituzionali e quella di firmare i quesiti referendari della CGIL sul Jobs Act e del progetto di legge di iniziativa popolare denominato “Nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori” mi preme salvaguardare il gruppo consiliare regionale del PD aderendo con decorrenza immediata al gruppo misto, e riservandomi ogni altra, futura e diversa, valutazione politica in ordine al contrasto del progetto del Partito della Nazione, in favore del rilancio di una nuova alleanza ulivista che sappia valorizzare i migliori tratti culturali della sinistra italiana quale proprio fondamento identitario.

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