Petraroia: “La storia ci insegna che mai gli ultimi saranno i primi”

Riceviamo e pubbliciamo

In Oriente Confucio 2.500 anni fà ebbe a scrivere una summa filosofica fondata sulla gerarchizzazione della struttura sociale in un ordine pre-costituito da rispettare con sacralità, ed ancora oggi un terzo del genere umano si ispira ad un modello culturale uscito indenne anche dal maoismo-marxista. In Occidente, dagli egizi, ai greci e ai romani, si tollerava un ordine sociale fondato sulla divisione in classi considerando gli schiavi come un fatto incontrovertibile. L’appartenenza all’ultima casta segna ancora oggi il destino di milioni di indiani, bengalesi e pachistani educati alla sudditanza genuflessa come condizione esistenziale naturale. Nella storia è raro rintracciare rappresentanti delle classi più povere che assumono un ruolo di riferimento e pur volendo scavare nella mitologia ci si imbatte sempre in divinità, re, principi, nobili e figli di dei. In migliaia di anni non si va oltre i Tribuni della Plebe, Spartaco e le predicazioni evangeliche sugli Ultimi che saranno i Primi, ma non in questo Mondo. In epoche più recenti, ad eccezioni delle esperienze ascetiche e monastiche con la comunione dei beni nella povertà dei frati, sarà necessario attendere il secolo dei Lumi e la Rivoluzione Francese per scolpire nella pietra il principio che un cittadino è uguale, libero e solidale con altri cittadini abrogando i privilegi del clero, delle caste e della nobiltà. L’esperienza durò la brezza d’un mattino e prima Napoleone e poi il Congresso di Vienna ricondussero tutti alle antiche consuetudini. Carlo Marx provò a riprendere il tema incontrandosi e confrontandosi a Londra con Mazzini, Proudhon, Engels e altre figure, contribuendo con le sue teorie all’avvio dei primi movimenti politici, sindacali e filosofici che portarono alla Rivoluzione Russa del 1917. Parallelamente si sviluppò da fine ottocento un filone del pensiero cristiano ispirato all’uguaglianza e alla giustizia sociale che seppe innestarsi virtuosamente in parte dell’elaborazioni socialista. La sperimentazione della dittatura del proletariato è miseramente naufragata, tra luci ed ombre, nel 1979 lasciando irrisolta la millenaria questione del ruolo degli ultimi nelle società umane, così come le diverse icone che hanno saputo materializzare l’aspirazione dei popoli alla libertà, alla pace e all’autodeterminazione, sono rimaste eccezioni. Gandhi, Mandela, Castro, Ho Chi Min, il Che, Mao, Martin Luther King, Madre Teresa, Lech Walesa, Salvador Allende, Giuseppe Di Vittorio, Arafat, Nasser, Olof Palme, Willie Brandt, Altiero Spinelli, Alexis Tsipras o Pancho Villa, hanno fatto cose di rara bellezza contribuendo al progresso civile dell’umanità ma non sono riusciti a ribaltare nell’ultimo secolo il substrato culturale dei 5 millenni precedenti. Chi nasce ricco si prende tutto, questa è la legge di natura che sotto diverse forme tiene in vita il feudalesimo o la servitù della gleba che dir si voglia. Quando accade il contrario e si staglia all’orizzonte un figlio di nessuno, un contadino, un operaio o una persona umile che diventa un riferimento, se non lo si riesce a stroncare immediatamente lo si sopporta approntando trappole pronte a scattare per fermarlo, infamarlo o eliminarlo, così che agli ultimi non gli venga in mente di considerarsi uguali ai primi. L’ultima vittima è un operaio brasiliano, tale LULA, colpevole di aver portato quella nazione tra le 20 più ricche del mondo investendo in scuole, ospedali e protezioni sociali.. I ricchi non tollerano ultimi che fanno sul serio !

Michele Petraroia

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