Paolo, Laura ed il terzo incomodo

“Chi vuole candidarsi alle politiche non può farlo anche alle primarie per le elezioni regionali”. L’editto, che pure ha una sua logica, formulato dal presidente della Giunta regionale del Molise,  indirizzato soprattutto alla parlamentare Laura Venittelli, non è stato gradito da varie anime della cosiddetta ‘galassia piddina’. Anche la protesta ha una base, almeno teorica, di ragione. Seguiamo il loro ragionamento: le regole le dettano i segretari dei partiti, quelle di interesse di coalizione le assemblee delle varie sigle politiche. Come a dire: “Frattura faccia il presidente, sulle questioni di partito intervenga la Fanelli o, meglio ancora, il forum del Centro sinistra”. Poiché il Molise è dominato dal pensiero andreottiano che “ a pensar male forse si fa peccato, ma spesso si azzecca”, nei meandri della politica locale in tanti si sono chiesti se l’iniziativa della parlamentare non sia stata preceduta o favorita da discorsi tra colleghi, in particolar modo con Roberto Ruta che, quando si parla di strategie, non è secondo a nessuno. Una precisazione: non un accordo specifico tra i due, visto che entrambi sono abbondantemente dotati di autonomia di scelta e di pensiero, oltre che più che preparati sulle logiche politiche, ma un ‘input’ involontario nato in un discorso sul da farsi in vista delle elezioni del 2018. Sempre a pensar male, la tendenza della componente ‘fratturiana’ del PD è quella di evitare uno scontro forte all’interno del partito, già alle prese con scissioni (vedi MFD) e correnti di pensiero autonome, rappresentative di varie anime della coalizione (vedi Ulivo 2.0). Il leader dovrà avere meno avversari possibili per le primarie, ammesso che si facciano; anzi sarebbe meglio non avere affatto altre candidature. Che poi per essere eletto presidente, possa essere determinante l’apporto di chi del PD non è parte integrante, ma giudice-arbitro esterno, come avvenuto proprio alle ultime regionali, è discorso diverso ed ampio, che apre il fronte a ben altre prospettive. Nella corsa a Palazzo Vitale, quindi, ci potrebbe essere il terzo incomodo. Ma questa è un’altra storia e ne riparleremo in seguito.

Stefano Manocchio

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