Ordine dei Giornalisti: si elimini il “de minimis” apportato alla Legge dell’Editoria

La proposta di legge per l’editoria, licenziata in Commissione, non si discosta da quella in precedenza approvata dalla Giunta regionale, che venne elaborata col concorso di tutti i soggetti che operano nel settore. L’unica variazione, peraltro di rilievo, riguarda introduzione dell’art 10 bis, il cosiddetto “de minimis” e cioè la cosiddetta “Clausola di salvaguardia comunitaria”. Se il Presidente Frattura non ne era a conoscenza, come pare di intuire leggendo il suo comunicato, vuol dire che si tratta di un’iniziativa non concordata con la Commissione ma, riteniamo, alla quale si può porre benissimo rimedio.
L’applicazione della Clausola di salvaguardia comunitaria consentirebbe di ottenere al massimo un contributo di 200 mila euro in tre anni: utili a una testata web, praticamente inutili per una tv o per un quotidiano, a riprova dell’importanza, da noi sempre sottolineata, di diversificare l’entità del contributo, secondo la differente tipologia editoriale (tv, giornali, siti web, web tv).
L’Ordine fida dunque in un proficuo dibattito in Consiglio regionale affinché la Clausola di salvaguardia venga eliminata, per garantire l’assegnazione di contributi effettivamente adeguati; basta applicare l’iter normativo, previsto dalla stessa Unione Europea, in relazione a programmi di sostegno che superino i massimali fissati dal “de minimis”, esattamente come la Regione e lo Stato già fanno, ad esempio, proprio con le leggi nazionali a sostegno dell’editoria e delle tv locali.
Per il resto, l’impianto delle legge regionale, così come licenziato in Commissione, resta ancorato alla duplice esigenza di garantire la stabilità delle redazioni e l’emergere del lavoro nero: una legge a sostegno della professione che, nella proposta elaborata dall’Ordine e ripresa dalla Giunta regionale, prevede anche misure per favorire nuova occupazione tra i giornalisti.
Un sostegno finanziario adeguato, per tutti, che tenga conto di queste finalità, solleva in parte gli editori dal peso della crisi, dà certezze economiche ai giornalisti, ne incrementa l’autonomia e reca un buon servizio al pluralismo dell’informazione.

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