Molise sempre più in difficoltà, il segnale della diseguaglianza è sempre più marcato

Negli ultimi anni stiamo assistendo, con forte preoccupazione, ad un Molise che oramai sembra viaggiare a due velocità: da una parte quello che con grande coraggio e spirito di abnegazione decide di investire su sè stesso facendo intravedere timidi segnali di ripresa, di cui indebitamente l’attuale Governo regionale cerca di appropriarsi i meriti, dall’altro un Molise sempre più in difficoltà, dove il segnale della diseguaglianza è sempre più marcato e dove si è pagato un prezzo altissimo alla crisi economica e sociale che da anni attanaglia la nostra regione.
Un Molise dove più di 80 mila persone, ossia quasi un quarto delle famiglie molisane, vive sotto la soglia di una condizione di vivibilità, dove l’incidenza della povertà relativa è passata dal 19,3% del 2014 al 21,5% del 2015, un aumento del 2,2% che a livello nazionale non è stato riscontrato in alcuna regione, e di certo è un primato di cui volentieri avremmo fatto a meno. Senza dimenticare una disoccupazione giovanile che in molte aree della regione Molise supera la percentuale del 60%, disegnando scenari preoccupanti per il futuro del nostro tessuto sociale.
Una situazione di estrema difficoltà all’interno della quale il Governo regionale non fa altro che annunciare con la solita enfasi il raggiungimento di traguardi e obiettivi importanti che, in verità, altro non sono ciò che è dovuto e che nel recente passato è sempre spettato al Molise, anche in misura maggiore.
Come non pensare ai 4,8 milioni di euro destinati alla nostra regione nell’ambito delle azioni inserite nel Sostegno per l’inclusione attiva (Sia), presentati dal Presidente Frattura come “un segnale di concreta attenzione alle fragilità del nostro territorio”; parliamo sicuramente di uno strumento importante, ma le risorse assegnate al Molise non sono il frutto di un intervento concertato dalla Giunta regionale, ma più semplicemente una ripartizione del fondo nazionale di 750 milioni assegnata alle singole regioni in base alla quota di popolazione in condizione di maggior bisogno. In merito è opportuno ricordare che il decreto 26 maggio 2016 che avvia il sostegno per l’inclusione attiva, nonché la circolare INPS 133/2016, specifica che “le Regioni e le Province autonome, con riferimento ai propri residenti, possono integrare il Fondo nazionale destinato al SIA, al fine di incrementare il beneficio concesso e/o ampliare la platea dei beneficiari riducendo la selettività dei requisiti necessari per l’accesso”. Perché su questo aspetto non è stata fatto alcun accenno? La Regione Molise integrerà il fondo destinato al SIA? Se sì, con quali risorse? Questo rappresenterebbe veramente il raggiungimento di un risultato da parte del Governo regionale, non l’aver ottenuto lo 0,6% di quota regionale spettante al Molise in base alla natura del proprio tessuto sociale.
Allo stesso modo, esauritasi la fanfara mediatica sulla venuta del Premier Renzi e sulla sottoscrizione del Patto per il Molise, quello che resta agli occhi di tutti altro non è che una dotazione finanziaria che di fatto era già nella disponibilità della Regione Molise, a partire dai 194,70 milioni di euro di risorse già assegnate e derivanti dalla precedente programmazione 2007/2013: 170,7 dal FSC (di cui 99 a valere sull’APQ Viabilità), 20 dal FESR e 4 dal PSR in relazione alla banda ultra larga; a questi poi si aggiungono i 378 milioni di euro sul FSC 2014/2020, i 46 sul FESR 2014/2020, i 2 sul FSE 2014/2020 e i 21 sul PSR 2014/2020, oltre ai 30 per l’area di crisi e ai 56 a valere sul MAAT per il rischio idrogeologico. Sono questi i 727,7 milioni tanto sbandierati e fondamentali per la ripresa del Molise?
Perché l’attuale Governo regionale non ha colto l’occasione per ricordare a Renzi le rassicurazioni dell’allora sottosegretario Del Rio, il quale durante la conferenza unificata Stato-Regioni del 16 aprile 2014 aveva assicurato lo squilibrio del compenso, determinato dal taglio di 142 milioni rispetto alla programmazione 2007-2013, nell’ambito delle risorse del fondo per lo sviluppo e la coesione, in verità alla fine anch’esso ridotto di due milioni rispetto al FSC 2007-2013? Come riuscirà questa regione a dare risposte e segnali importanti avendo a disposizione 154 milioni complessivi del POR 2014-2020, di cui 106 milioni a titolo Fesr e 48 milioni a titolo Fse, rispetto ai 192 milioni del FESR 2007-2013 e 102 milioni del FSE 2007-2013? Qualcuno ha avuto il coraggio di battere i pugni sui tavoli ministeriali per chiedere il rispetto di quanto promesso?

Senza dimenticare il notevole ritardo accumulato sull’area di crisi, dove resta ancora da completare l’indicazione e la profilazione dei 4.200 lavoratori aventi diritto ad usufruire degli interventi di politiche attive da mettere in atto, vedremo con quali fondi, mentre sembra che a breve, finalmente, potranno essere presentate le prime manifestazioni di interesse. Probabilmente l’aver riportato la discussione dell’area in crisi all’interno del Consiglio regionale, come tra l’altro si sarebbe dovuto fare da subito, ha suscitato come risultato l’aver dato una spinta all’avvio delle procedure.

Allora in questo contesto di crisi generalizzata, tra area di crisi e area di crisi non complessa per il basso Molise, ben vengano i dati incoraggianti rilasciati da Unioncamere che parlano di 380 nuove imprese nate nella nostra regione nel secondo trimestre 2016, per un tasso di crescita del 1,9%. Di queste ben 140 nel settore dell’agricoltura, a testimonianza della bontà delle azioni inserite nel programma di sviluppo rurale 2007-2013, e di cui molte di queste imprese hanno usufruito con successo. Tra queste la misura 311, azione 4, che mirava a valorizzare le fonti di energia alternative rinnovabili di origine agricola, zootecnica e agro-industriale; oppure sempre la misura 311, azione 3, “Diversificazione verso attività non agricole” e la misura 312, “Sostegno alla creazione ed allo sviluppo di Microimprese” che hanno promosso l’agricoltura sociale offrendo interessanti prospettive di crescita e sviluppo alle aziende e di reale sostegno alle comunità rurali. Senza tralasciare le misure 211 e 212 relative all’indennità compensativa in favore degli agricoltori in zone montane e zone svantaggiate.
Ci auguriamo che anche la nuova programmazione ottenga importanti risultati, di certo i primi riscontri, dopo la grande campagna mediatica di questi ultimi mesi, hanno lasciato qualche perplessità vista l’esclusione di molte aziende che ha suscitato il malumore di coloro che contavano su quei fondi. Questo ovviamente ha comportato la riapertura della misura, ci auguriamo che ora le imprese agricole vengano aiutate e soprattutto accompagnate nella riproposizione della richiesta di contributi, soprattutto per non creare ulteriore confusione e dare risposte importanti a chi ha bisogno, anche attraverso lo strumento dell’accesso al credito, per adesso ancora al palo nell’ambito del PSR 2014-2020.

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