Molisani nel Mondo/Jim Christy (Cristinzio) scrittore e giornalista in Canada era di origini molisane, i suoi nonni emigranti, provenivano da Monteroduni (IS)

*rubrica a cura di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo


Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Pultroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano. Per questo abbiamo deciso di unire la storia dei “molisani” emigrati con la storia del paese di nascita.

Jim Christy è nato a Richmond, in Virginia, il 14 luglio 1945, da Angelo Giuseppe Cristinzio e Mary Kathleen Dolby (nata nel 1919 in Virginia). Il padre Angelo (nato a Philadelphia il 27 febbraio del 1918 e morto il 20 giugno del 2002 a Collingswood nel New Jersey) era figlio di Giuseppe Cristinzio e Maria Del Rossi entrambi molisani di Monteroduri (IS). Il cognome Cristinzio, sottoposto ad una serie inenarrabile di errori di trascrizione e pronuncia, fu successivamente cambiato in un più corto e semplice Christy. Jim Christy é divenuto uno scrittore, poeta e giornalista assai affermato. Carattere ribelle a dodici anni scappò di casa. Spesso irridente, provocatore e animato da spirito d’avventura fu definito dal giornalista canadese George Woodcock : “uno degli ultimi romantici anarchici spericolati del Nord America” . Jim Christy è c resciuto in South Philadelphia, una zona difficile, piena di contraddizioni e spesso violenta che lui ha riportato nel suo romanzo autobiografico “Streethearts”. Anche nel romanzo “Flesh & Blood “ in cui parla di pugilato si rintracciano riferimenti alla sua infanzia e questo libro è ritenuto uno dei migliori libri mai scritti sulla boxe. Nel 1968 lasciò, lui contrario alla Guerra del Vietnam, gli Stati Uniti per diventare cittadino canadese. Altri suoi libri di successo sono: “Scalawags”; “ The Price of Power: A Biography of Charles Eugene Bedaux” (1984); “Tight Like That”; “Sweet Assorbed”; “La sconcia vita di Charles Bukowski”; “ The Long Slow Death of Jack Kerouac”; “ Shanghai Alley”; “Marimba Forever” e “ Strange Sites: Uncommon Homes & Gardens of the Pacific”. Jim Christy si può definire un uomo che ha condotto una vita incredibile, spesso fuori dagli schemi, ma che ha inciso e modellato la storia culturale del paese dove ha vissuto. Di recente lo scrittore Ian Cutler ha scritto sulla sua vita il libro “Jim Christy: A Vagabond Life”. Jim Christy (Cristinzio) vive attualmente ancora in Canada.

Monteroduni (IS):

Monteroduni è un paese di origine antichissime, sicuramente coinvolto nelle guerre sannitiche a causa della sua posizione di passaggio. Reperti archeologici rinvenuti nelle vicinanze mostrano la presenza di un villaggio italico denominato Campo Sacco, oppure in latino Rotae, presso l’attuale contrada Paradiso. Fu saccheggiato dai vandali nel 456, durante la marcia contro Isernia. Nel VI secolo fu conquistata dai Longobardi, dove costruirono sopra un’altura la torre di controllo, che poi diventerà il castello nel IX secolo circa.

Monteroduni IS- panorama

Chiesa madre di San Michele Arcangelo
Probabilmente la prima costruzione risale all’VIII-IX secolo, ma l’aspetto attuale è frutto di una ricostruzione totale dell’antica chiesa, completata nel 1882, dopo la distruzione del terremoto di Sant’Agata del 26 luglio 1805. Dall’archivio diocesano del 1703, si legge la storia della chiesa, posta sul Piano Sant’Angelo in corrispondenza col castello, di cui era la cappella: ha l’aspetto neogotico e neoclassico, si accede da una scaletta di 6 gradini, internamente è divisa in tre navate delimitate da 6 pilastri, con 9 altari, tra cui il capo altare di Sant’Angelo, sotto la cupola c’era il battistero con la vasca divisa in due parti, una per l’acqua e l’altra per il sacrario.Il campanile era alto 17 metri, dotato di 3 campane. Danneggiata prima dal sisma del 1805 verificatosi nel Matese, e poi da un nuovo terremoto verificatosi nel distretto di Isernia il 6 giugno 1882 la chiesa venne completamente distrutta, ì venne rifatta daccapo, mentre la parrocchia veniva trasferita nella cappella di San Biagio. Il campanile venne completato nel 1900, l’impianto basilicale a croce latina già una decina di anni prima era pronto, e nel primo Novecento si aggiunsero altri interventi, come la fusione delle campane dalla Fonderia Marinelli di Agnone (1904), nel 1921 venne costruita la scala circolare in pietra lavorata, nel 1955 fu completato il pavimento in marmo, e ricavata una piccola cripta. L’interno si presenta a navata unica, scandito da paraste e cappelle, e l’altare separato da un grande arco trionfale ogivale, e due laterali, al centro una grande tela della Crocifissione.

Interno – Chiesa madre

Chiesa dei Santi Biagio e Nicola
Chiesa dei Santi Biagio e Nicola: non si hanno notizie certe sulla chiesa, anche se è già citata come cappella sotto il governo degli Angioini. Fu rifatta varie volte, dopo il terremoto del 1805 e dopo quello del 1882. Nel 1930 la cupola fu rifatta perché colpita da un fulmine, nel 1943 venne quasi interamente da un attacco tedesco. La facciata in pietra a vista accoglie il bel portale con frontone spezzato, di stile settecentesco. Affiancata da un alto campanile in pietra, la chiesa mostra sul retro un’abside ottagonale che contiene anche la cupola superiore cilindrica. Di origine settecentesca è il colonnato ad archi che sorregge il coro, un altare ligneo originale e gli altari laterali in pietra con i marmi policromi.


Chiesa di Sant’Eusanio
Chiesa di Sant’Eusanio: sorge su Colle Lucito, citata con certezza nel XVIII secolo. Dopo l’abbandono della cappella, la nuova venne costruita su Colle del Varco, dissestata dal terremoto del 1805, il vescovo Gennaro Saladino volle restaurarla. Nel 1867-68 dei soldati piemontesi occuparono la chiesa, divenendo presidio militare per controllare gli attacchi dei briganti, durante il 1943-44 subì dei danni, e i lavori di rifacimento furono affidati a Pasquale Guglielmi da Monteroduni, la chiesa tornò a splendere nel 1960, usata per le feste dell’8 e 9 luglio.La campana del campanile proviene dalla demolita chiesa di San Rocco.


Castello Pignatelli
Il monumento principale del paese, è il castello, risalente forse all’VIII secolo, quando i Longobardi eressero un piccolo fortino, con la cappella di San Michele, loro patrono, oggi parrocchiale del paese. Documenti che citano il feudo risalgono ad Enrico VI, quando Bertoldo di Kunsberg alla testa di soldati tedeschi e fiorentini, assalì il castello nel 1193, posseduto da Tancredi. Nella Cronaca di Riccardo da San Germano, il castello è descritto come uno dei più fortificati della zona del Matese. Dall’esame dell’impianto murario si può ritenere che il nucleo più antico della rocca corrisponda al complesso di costruzioni che sovrastano la cosiddetta “porta falsa”, dove ancora si trovano segni di una torre quadrata, sicuramente di epoca anteriore alla dominazione angioina. La torre era collegata a delle case di legno, e alla cinta muraria del borgo, di cui sono visibili resti presso la cinta di recinzione del giardino interno. Per approfondimenti “Monteroduni” di F. Valente

*Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
*Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di storia, usi e costumi medioevali e ricercatrice di tradizioni popolari molisane

Commenti Facebook