Legge di Stabilità 2015. Petraroia: scontro tra Stato e Regioni

Nonostante la disponibilità di merito, più volte ribadita anche a livello tecnico da parte della Conferenza delle Regioni per costruire un percorso condiviso nella Legge di Stabilità 2015, teso a rispettare i vincoli europei ma senza compromettere la funzionalità della Pubblica Amministrazione nei territori, il Governo ha precluso e reso impercorribile ogni dialogo possibile con le Istituzioni locali e regionali.
Fin dalle prime anticipazioni sui tagli cumulati superiori a 10 miliardi di euro, spalmati tra Regioni, Province e Comuni, era stata avanzata una controproposta finalizzata a trovare la sintesi tra gli equilibri del bilancio nazionale ed il mantenimento dei livelli essenziali dei servizi pubblici erogati dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni.
Al di là delle forme spettacolari con cui il Presidente del Consiglio convocò i Presidenti delle Regioni alle ore 8.00 di mattina alla Sala Verde di Palazzo Chigi, nella sostanza non si è determinata alcuna cooperazione istituzionale concreta sulla Legge di Stabilità 2015. Anche il tentativo in “zona Cesarini” che la Conferenza delle Regioni ha fatto in data odierna per individuare, attraverso emendamenti condivisi con il Governo, delle possibili soluzioni ai temi più impellenti della sanità, degli esuberi delle Province, della sottostima nei trasferimenti finanziari e nella gestione del Patto di Stabilità verticale, non ha sortito alcun effetto. L’incontro tra il Presidente della Conferenza ed il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri non ha sbloccato la situazione, tant’è vero che le Regioni hanno rinunciato a presentare i propri emendamenti, ribadendo, con forza, preoccupazioni e perplessità sulle scelte del Governo che rischiano di compromettere la funzionalità delle amministrazioni con gravi conseguenze operative sulle comunità locali.
Le Regioni prendono atto degli orientamenti assunti dal Governo e sono pronte a fronteggiare le molteplici esigenze presenti sul territorio, ma è evidente che in assenza di strumenti adeguati non potranno offrire soluzioni strutturate alle aspettative della popolazione. Se nel disegno del Governo si pensa di esporre le Regioni per alimentare le proteste sociali tese a favorirne il superamento così come è accaduto con le Province, si è sulla strada giusta ma una simile impostazione poteva essere perseguita attraverso un dialogo costruttivo che evitasse di scaricare effetti negativi sulle persone.

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