Le Istituzioni sanitarie Cattoliche: una risorsa della sanità pubblica

La realizzazione e la gestione di opere sanitarie da parte della Chiesa appartiene alla sua storia, fin dalle origini. La promozione di istituzioni assistenziali da parte della comunità cristiana, nelle varie tipologie assunte nel corso della storia, non è che uno dei modi di attuare il comando di Gesù: “curate i malati”. Tale presenza non può certamente configurarsi come semplice opera di supplenza, né tanto meno come “sanità di parte”. Di fatto le Istituzioni sanitarie cattoliche sono strutture “private” ma, al tempo stesso, la maggior parte di esse sono altrettanto “pubbliche” di quelle direttamente gestite dallo Stato. Cosa deve intendersi pertanto oggi per pubblico e privato Questo è un grande “nodo”, fonte a volte di equivoci e fraintendimenti, dovuti sia a una certa onnicomprensività dei due termini, sia a una loro attuale rilettura concettuale e semantica.
Probabilmente il significato oggi più usuale riguarda la loro appartenenza giuridica: statale nel caso delle così dette strutture pubbliche, non statale nel caso di quelle private. Tuttavia già in seno a questa categoria occorre distinguere quelle opere che rientrano nel così detto privato sociale o non-profit, cioè quelle strutture che pur appartenendo a un gruppo di privati perseguono essenzialmente finalità di ordine sociale. Proprio per questo da un lato non si può in alcun modo ritenere che tali strutture non espletino un servizio “pubblico”, dall’altro non possono essere assimilate a tante altre strutture private che in ambito sanitario perseguono finalità (anche legittime) di personale profitto. La categoria del “privato” include realtà tra loro profondamente diverse che non possono essere raccolte (anche sul piano legislativo) sotto un unico ombrello.

In questa prospettiva la distinzione tra pubblico e privato e il loro reciproco rapporto andrebbero senz’altro ripensati. Le attuali tendenze di accreditamento dovrebbero tener presente solo la qualità delle prestazioni erogate, indipendentemente dalla natura dell’ente erogante. Dato poi che per definizione le strutture non-profit reinvestono gli eventuali utili, l’interesse statale nei confronti del bene pubblico non può non tenerle in pari considerazione con quelle statali.

Ma quali sono i numeri della sanità cattolica? Le Istituzioni sanitarie di matrice ecclesiale sono presenti in 15 regioni Italiane e comprendono: 2 policlinici universitari (tra cui il Policlinico “Gemelli”), 24 ospedali classificati, 12 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, 4 Presidi Sanitari, circa 200 strutture tra, Case di cura e Centri di Riabilitazione. Forniscono 45 mila posti letto.  Vi lavorano circa 70.000 operatori sanitari, di cui 8.000 medici.   Tra le 15 regione citate c’è anche il Molise, che ha l’onore di “ospitare” la Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo” un’Istituzione sanitaria che fa parte della grande famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un presidio d’eccellenza per la cura e ricerca delle patologie che rientrano nell’ambito oncologico e cardiovascolare.  Una realtà al servizio non solo di questa Regione, ma di tutto il centro sud, com’è noto quasi la metà dei pazienti non sono molisani.   Una grande risorsa da difendere e valorizzare per il bene comune di tutta la popolazione!

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