Una multinazionale del latte che, sfruttando l’aria, l’acqua, la terra e la disponibilità (generosità) della sua classe politica e dirigente, e, impegnando 1.000 euro per un investimento di 24 milioni di euro, vuole realizzare nel piccolo Molise. Una Regione che, come tante altre e soprattutto con l’insieme delle aree interne, vuole (può) dimostrare il valore dell’agricoltura e la sua capacità di essere volano di un’economia che parta dalle risorse che uno ha. Prima fra tutte il territorio, il solo che può – se salvaguardato, tutelato e valorizzato – assicurare un domani, un reddito e uno stile di vita impostato sulla sobrietà e non sullo spreco e la distruzione che il profitto ha provocato e vuole continuare a provocare per nuovi irreparabili disastri.
Ma questi ragionamenti, insieme a tanti aspetti tecnici chiaramente esposti da un allevatore capace, Michele Ricci; un sognatore e animatore del suo territorio, Marcello Pastorini e un professionista attento, Stefano Vincelli, non sono serviti a far ragionare il sindaco, il vicesindaco e gli altri suoi sostenitori in maggioranza, per la regola “da un orecchio entra e dall’altro esce”.
E, così, dopo la solita passerella di chi è a favore per dispetto, questi “Sì” a prescindere e di chi ha dimostrato fastidio, pensando all’occasione offerta dalla progettualità della stalla grande come cento campi sportivi messi insieme, l’approvazione di un documento in cui è stato deliberato di “esprimere forte perplessità e allo stato attuale la posizione tendenzialmente negativa”, solo per poi, aggiungere “di offrire la propria disponibilità a ridiscutere lo stesso con l’azienda affinché offra le necessarie garanzie di compatibilità ambientale e si manifestino concretamente le prospettive occupazionali”; “di delegare il Sindaco a rivolgere formale richiesta al Presidente dell’Unione dei Comuni affinché convochi un consiglio dell’Unione per approfondire la questione in oggetto con il coinvolgimento delle istituzioni locali, provincia e regione, nonché con l’azienda interessata”; “di riservare ogni decisione in materia all’esclusiva competenza del Consiglio Comunale”.
In altre parole, per dire, con la solita tiritera, “dobbiamo conoscere il progetto e vogliamo la Granarolo a spiegarcelo”, un fare proprio di chi continua a non capire l’importanza della scelta e ad offendere chi il progetto lo ha reso pubblico, chi lo ha studiato (pensiamo anche ai poveri tecnici della Regione) e reso leggibile, ma che, a conti fatti, nessuno che ricopre il ruolo politico conosce e ha letto o si è interessato di ricercarlo per farsene una idea personale e politica.
La incapacità, in pratica di difendere il proprio territorio, che, in questo caso, è sì Larino, ma per le conseguenze disastrose provocate dal progetto industriale che, ripetiamo, non ha niente a che vedere con l’agricoltura, è l’intero territorio molisano.
Larino Viva