Il “verde” nella città di Campobasso: Programmazione e cura continua, altrimenti sforzi e spese risulteranno vani

Riceviamo e pubblichiamo una nota sul verde urbano cittadino, inviatoci da una nostra lettrice

Sono stata di recente a Sammezzano, a 30 km da Firenze, dove ho potuto ammirare una grandissima varietà di sequoie, che hanno suscitato un senso di benessere in me e tanta gratitudine verso il Creato e le sue bellezze.
La riflessione, però, si è spostata sulla situazione alberi nel capoluogo regionale. Ho subito istituito il confronto con Piazza Cesare Battisti, dove sorgeva una bellissima sequoia, poi morta e sostituita con un esemplare che è durato poco.
Mi sono rivolta al convitto Mario Pagano e ho visto le sequoie ancora in vita, così come ho potuto ammirare quella che sorge in villa Musenga, e mi sono chiesta: questi alberi sono molto portati a resistere a climi rigidi, quindi a Campobasso starebbero molto bene. In più, sono millenari (possono arrivare anche a 2.200 anni) e, dopo le iniziali cure, non hanno bisogno di grande assistenza. Perché allora non popolare alcune zone della città, grige, prive di verde e violentate da giochi per bambini che starebbero decisamente meglio altrove, con questi alberi mastodontici? Naturalmente bisogna farlo con cognizione di causa, non piantare e poi pensare che le essenze crescano da sole! Nel parchetto di fronte all’ex stadio Romagnoli solo alcune delle essenze piantate stanno resistendo, altre sono morte. Potrei anche portare l’esempio di via Marconi: siamo alle solite.
Occorrono programmazione e cura continua, altrimenti sforzi e spese risulteranno vani, ma sembra, stranamente, che questo concetto non sia stato interiorizzato.
Dispiace davvero che quella che un tempo era definita “città giardino” sia ora una realtà disattenta ai temi più banali che fanno di un qualunque conglomerato urbano un luogo piacevole in cui vivere.
Si viene investiti anche da un certo buonumore se la città è bella e decorosa, lo hanno provato molti studi, ed allora perché intristirci ancora?

Maria Rita Belloi

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