Il Papa all’udienza della Cisl: “Pensioni d’oro offesa al lavoro”

Papa Francesco nel corso dell’udienza alla Cisl nell’Aula Paolo VI ha levato alta la sua voce in una denuncia accorata contro le ‘pensioni d’oro’ che sono “un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni povere,perché fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.
Il Papa leva la voce anche su quando un lavoratore si ammala e viene scartato dal mondo del lavoro in nome dell’efficienza e invece se una persona malata riesce, nei suoi limiti, a lavorare, il lavoro svolge una funzione terapeutica: a volte si guarisce lavorando con gli altri, insieme agli altri, per gli altri.
Il Papa leva forte la sua voce sugli effetti devastanti che sta producendo il blocco delle uscite dal mondo del lavoro degli anziani: è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti,se i giovani sono fuori dal mondo del lavoro, alle imprese mancano energia, entusiasmo, innovazione, gioia di vivere, preziosi beni comuni che rendono migliore la vita economica e la pubblica felicità.
L’appello del Papa:è urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell’ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare. Il dono del lavoro è il primo dono dei padri e delle madri ai figli e alle figlie, è il primo patrimonio di una società,è la prima dote con cui li aiutiamo a spiccare il loro volo libero della vita adulta e ribadisce il no a un lavoro disumanizzante e denuncia che sono ancora “troppi” nel mondo i bambini e i ragazzi che anziché studiare lavorano e richiama ancora una volta i diritti delle donne “la donna è ancora di seconda classe e più facilmente sfruttata”.
Per il Papa il sindacato deve dare voce a chi non ce l’ha, smascherare i potenti, lottare e tutelare chi ancora non ha diritti. Sindacato è una bella parola che proviene dal greco syn-dike, cioè ‘giustizia insieme’ non c’è giustizia insieme se non è insieme agli esclusi ma nelle nostre società capitalistiche avanzate,qui arriva la stilettata di Francesco: il sindacato rischia di smarrire la sua natura profetica, e diventare troppo simile alle istituzioni e ai poteri che invece dovrebbe criticare e col passare del tempo ha finito per somigliare troppo alla politica, o meglio, ai partiti politici, al loro linguaggio, al loro stile e l’azione dentro le imprese perde forza ed efficacia.
Il Pontefice sottolinea che “il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l’ha, denuncia il povero ‘venduto per un paio di sandali’, smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli ‘scarti. Per Francesco “il sindacato non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione, ma è anche proteggere chi i diritti non li ha ancora, gli esclusi dal lavoro che sono esclusi anche dai diritti e dalla democrazia”.
Ancora, sferzando il sindacato, dice: “Forse la nostra società non capisce il sindacato perché non lo vede lottare nei luoghi dei ‘diritti del non ancora, nelle periferie esistenziali, tra gli scartati del lavoro. Pensiamo al 40% dei giovani da 25 anni in giù, che non hanno lavoro. Qui. In Italia. E voi dovete lottare lì! Sono periferie esistenziali”.”Non lo vede lottare tra gli immigrati, i poveri, che sono sotto le mura della città; oppure non lo capisce semplicemente perché a volte – ma succede in ogni famiglia – la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti.
Alfredo Magnifico

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