Il cuore e non la matita, la riflessione di Bregantini sulla giornata del Migrante e del Rifugiato

«Forse era più opportuno e saggio scegliere di portare in corteo, a Parigi, domenica scorsa, non una grande simbolica matita ma un bel cuore, rosso d’amore. Un cuore grande, come deve oggi assumere tutta l’umanità, specie davanti alla grave crisi economica. Un cuore che sappia certo godere in pienezza ed armonia con e sulla libertà, dono immenso che ci siamo conquistati a fatica, lungo i secoli. Per poi, andare oltre. Perché  non si  può uccidere in nome di Dio. Ma insieme, “non si può insultare la fede” come ha ammonito il Papa riguardo ai fatti di Parigi. Come pure sarebbe stato ancor più pieno l’incontro, pur prezioso, tra il Rabbino, il Vescovo e l’Imam se ci fosse stato un posto particolare per il Presidente della Repubblica della Nigeria, regione che soffre molto più di noi per il fondamentalismo religioso. Cioè un’Europa dal cuore grande e vasto, che fa la fila nell’accoglienza e non solo davanti alle edicole per acquistare le copie di un giornale satirico.
Oggi, infatti, in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, con il titolo “La Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”.
Ormai le migrazioni investono tutti i luoghi e gli ambienti. Specie nelle scuole, ovunque! Rende il cuore pieno di gioia osservare i bimbi, di diversi colori, che giocano serenamente insieme. Lingue diverse, ma un unico cuore. Grande. Che i bimbi, loro, sanno gestire meglio di noi, adulti!
Come quella bimba afgana, che in una scuola dell’infanzia del Molise a 5 anni già parla tre lingue, poiché oltre alla sua, in Inghilterra ha imparato l’inglese e qui, ora sta imparando l’italiano!
Cuore e mente si intrecciano.
Anche per la memoria storica sull’immigrazione nostra, che da tante regioni italiane si è diffusa in tutto il mondo lungo il secolo scorso. E come è bello poter fare un’ omelia in dialetto molisano proprio nel cuore del Brasile ed essere capiti ed abbracciati, così è doveroso ricordare i tanti sacrifici che quegli emigranti hanno fatto per innestarsi nella nazione ospitante. Ho spesso nel cuore mio le parole della memoria che mia mamma mi raccontava dei dieci anni di lavoro in miniera che ha vissuto mio nonno materno, in America, all’inizio del secolo scorso. Anni durissimi. Anni di lacrime e di miseria, superati solo per la tenacia della tempra  dei tanti molisani emigrati all’estero disseminati nel mondo.  Ed è proprio il nostro fiero  popolo molisano che ha anticipato il concetto  di cosmopolitismo lanciato dall’illuminismo e oggi ripreso dalla contemporanea globalizzazione. Ma anche il racconto di tanti gesti di ospitalità diffusa, incontrati lungo quel cammino di faticosa integrazione.
Ecco perché riemerge l’aspetto culturale, cioè con quale cuore noi ricordiamo l’emigrazione dei nostri nonni, per oggi aprire il nostro cuore. Oggi, per un memoriale che si faccia accoglienza rispettosa e solidale. Con due note, che vengono richiamate nel messaggio del Papa, per questa giornata: carità e giustizia. La carità ci aiuterà ad allargare braccia e cuore. La giustizia ci servirà per poter portare benessere e pace là nelle nazioni dove c’è guerra, come Libia o Siria, nazioni che poi di fatto alimentano questa ondata di immigrati disperati. La giustizia creerà le condizioni perché tutti possano restare nella loro patria  per farla bella e florida. Su questo, noi dobbiamo lavorare ed impegnarci. Non abbattere i governanti locali, come si è  fatto con amarezza, ma per promuovere relazioni di vera fraternità, poiché non siamo schiavi ma fratelli!
Ed un ulteriore impegno, nella logica sia della giustizia che della carità, anche in continuità con il  nostro Presidente Napolitano, cui tanto tutti noi dobbiamo per concreta e diffusiva gratitudine. Fu proprio lui a rilanciare una proposta, già espressa  con favore dal mondo cattolico in molteplici occasioni, quella cioè di riconoscere il diritto nativo della cittadinanza italiana a tutti i bimbi figli di stranieri, ma nati in Italia. La proposta rimase, poi, amaramente dimenticata. Forse, proprio in sua memoria, va ripresa  e rilanciata nelle sedi istituzionali, perché già nel nostro cuore sia e trovi un posto particolare di rispetto solidale accoglienza.
Ecco perché quel cuore, in una imponente manifestazione di milioni di persone sarebbe stato stupendo, nel vederlo ondeggiare, solenne e maestoso, per un’Europa che sia Madre di tutti i Popoli, con  cuore aperto, senza frontiere»

+ padre GianCarlo, vescovo

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