Ferrazzano/ Al Teatro del Loto, “Dopo la prova” di Bergman

Domenica 24 febbraio, ore 20.30 e Lunedì 25 febbraio, ore 18.00, al Teatro del Loto di Ferrazzano, Ugo Pagliai, Manuela Kustermann e Arianna Di Stefano in “Dopo la prova” di Ingmar Bergman (Centro di Produzione “Teatro Vascello” regia Daniele Salvo, scene di Alessandro Chiti, costumi Daniele Gelsi disegno luci Umile Vainieri).


In un tempo sospeso, nella penombra di un vecchio palcoscenico, Henrik Vogler, grande regista e direttore di teatro, è seduto su una poltrona, immobile, come imbalsamato. Ha 109 anni o forse solo 62. La scena è ingombra di oggetti di scena e attrezzeria rimasta dopo una prova pomeridiana de “Il sogno” di Strindberg. Il regista è solo, assorto in riflessioni sul senso del suo lavoro, sulle scelte fatte, sugli errori compiuti, sul tempo dell’esistenza, sulle aspettative future.

L’edificio è deserto. Il sipario alzato a metà. D’improvviso, appare Anna Egerman, giovane attrice interprete della Figlia di Indra, nella pièce diretta da Vogler. Inizia un confronto serrato, sospeso in una zona di confine, in una sorta di limbo in cui tutto è concesso. Si permettono, finalmente, di dire la verità. Le loro ansie, le paure, i desideri, gli affanni, le loro vanità vengono alla luce, affiorano dal loro immaginario e prendono corpo con violenza. Un raggio di luce in una stanza buia, da anni; un attimo di verità in un’esistenza di finzione.

L’amore, la gelosia, l’attrazione, il gioco teatrale, senza retorica e con semplicità disarmante, prendono forma e senso. Poi, in scena, entra Rakel, attrice di mezza età, una figura che si muove sul filo del rasoio, una scorticata viva distrutta dal suo stesso talento, e prendono forma: la percezione del tempo, la paura della vecchiaia, la fragilità dell’animo femminile che si risolve in patologia pura, in ansia da prestazione, in senso d’inadeguatezza e nevrosi.


In Dopo la prova, Bergman non crea nemmeno più “personaggi”, ma linguaggi, funzioni emotive, “contenitori” di fragilità, ansie e paure, donne e uomini reali che non riescono più a convivere con le menzogne, con i compromessi della vita borghese, vecchi-bambini che rischiano la vita, perdono l’equilibrio e cadono a terra in preda a un ossessivo bisogno di verità, di un senso possibile, di un segno, un gesto, un respiro che dia un significato alle loro piccole vite.

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